Politica

Serventi Longhi alla carica contro il governo

Serventi Longhi alla carica contro il governo

Fabrizio de Feo

da Roma

Paolo Serventi Longhi è il Guglielmo Epifani dei giornalisti italiani. Una penna dell’Ansa prestata al sindacato e alla Federazione nazionale della stampa, di cui è segretario, che nella sua qualità di ex di Avanguardia operaia non ha mai nascosto le sue simpatie per il centrosinistra. Fin dall’inizio della legislatura Serventi Longhi non ha mai fatto mancare la sua dose minima giornaliera di attacchi contro il premier. Una sorta di ossessione «ad personam» che ha provocato spesso l’indignazione di quella (piccola) parte di categoria che non si riconosce nelle idee dell’Unione. Le rimostranze dei colleghi non hanno, però, mai scalfito la furia antiberlusconiana del segretario, poco interessato a essere rappresentante di tutti piuttosto che di una parte e a vestire fino in fondo i panni istituzionali.
La riprova arriva a pochi giorni dal voto. Una «tregua olimpica» sarebbe consigliabile ma Serventi Longhi proprio non ce la fa e nel numero di marzo del bollettino ufficiale dell’Ordine dei giornalisti scrive un appassionato editoriale pieno di veleno all’indirizzo del presidente del Consiglio e della maggioranza. Dopo aver parlato della difficile vertenza contrattuale in corso, il segretario del sindacato unico sposta il mirino. Parla di «Paese del conflitto di interessi del premier e delle leggi ad personam, anzi “ad aziendam” dalle conseguenze devastanti». E invita la categoria a «riprendere la battaglia contro la legge Gasparri, contro le balle sul digitale plurale e sulla democrazia dell’etere». Un affondo a cui fanno seguito le dichiarazioni a senso unico dettate ieri alle agenzie in cui si esprime condanna per la «morbidezza» di alcune dichiarazioni di esponenti dell’Unione. «Mi fa rabbrividire - spiega Serventi - la possibilità che si possa accettare il fatto che un politico possa restare proprietario delle sue aziende». E poi un altro monito, sempre contro il bersaglio della legge Gasparri. «Il sindacato non consentirà nè ora, nè dopo le elezioni, che si avvii il processo di privatizzazione della Rai previsto dalla legge Gasparri e che non sta nè in cielo nè in terra in alcuna delle sue forme. Sento, vedo e percepisco su legge Gasparri, conflitto di interessi e privatizzazione della Rai dichiarazioni da parte di pezzi dell’opposizione in controtendenza rispetto al programma dell’Unione che resta un punto di riferimento».
Il lupo perde il pelo ma non il vizio, insomma. E le reazioni non mancano. Su tutte quella del deputato di An, Fabio Rampelli. «A due settimane dalle elezioni, registriamo un’ennesima caduta di stile della Fnsi.

Da quando Serventi Longhi è candidato nell’Unione? E da quando la Fnsi ha cambiato statuto diventando una sede della Fabbrica del programma di Prodi? Certo è che approfittare del bollettino ufficiale dell’Ordine per far pervenire gratuitamente ai domicili dei giornalisti lo spot prodiano contro il governo - conclude Rampelli - è di una gravità inaudita e dimostra la faziosità dei vertici di una categoria che, per definizione, dovrebbe ispirarsi all’autonomia di giudizio e al rispetto della verità e del pluralismo».

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