Milano Cento titoli italiani sono un bel fiore, ma a Milano tutto rischia di appassire. Anche la Notturna dellatletica, lunga storia, meravigliosi personaggi, lArena che fa da cornice. Cosa chiedere di più per mantenere tradizione e appuntamento? Un gruzzolo di danari.
Ieri la Camelot ha festeggiato i suoi cento titoli conquistati in undici anni appena. Un bel record. Pensate che la leggendaria Pro Patria ne ha conquistati tre volte di più, ma in 130 anni. La Camelot oggi è una squadra tutta femminile, ma il primo titolo è andato a un uomo (Alberto Mainini, under 23 nel 2002, nei 60 ostacoli indoor), i restanti se li sono divisi 57 atlete fra le quali Legnante, Levorato, Alfridi.
Lanima dirigenziale della Camelot è Franco Angelotti, dirigente e appassionato di atletica che, ogni anno, si prende in carico la voglia e il peso di organizzare la Notturna dellArena. Ma stavolta sta per gettare la spugna. «Oggi ci sono solo il dieci per cento di possibilità di mandarla a buon termine. Tranne la Regione, nessuno mi aiuta». Lo ha raccontato ieri a Palazzo Cusani, quartier generale dellEsercito, dove ha celebrato la festa della società. Al suo tavolo, non a caso, cera anche il presidente regionale Formigoni che ha il merito di essere appassionato sportivo e appassionato di sport, non solo del Milan.
Oggi la Notturna costa intorno ai 350mila euro, 250 mila destinati allingaggio degli atleti. Per far quadrare i conti ne mancano almeno centomila e il tempo corre veloce. La Notturna è in programma ai primi di settembre, ma contratti ed ingaggi degli atleti vanno stretti in questi mesi. Questanno europei, a giugno, e olimpiadi ad agosto costringono a pianificazioni anticipate. Formigoni vorrebbe dare. E lo ha spiegato in termini pratici: «Sarebbe un peccato mortale se Milano perdesse la Notturna. Imperdonabile. Le risorse mancano a tutti, bisogna cercare sponsor, convincere le aziende che aiutare lo sport è una politica intelligente e redditizia».
Chissà che Formigoni non trovi la cordata. Ma resterà il peccato originale. Milano è una città che ormai fa a pugni con lo sport. E i politici hanno occhi chiusi o socchiusi. «Pensano allo sport solo come costo, mai come investimento», la sintesi di Angelotti. Vero ci vorrebbe meno politica e più sport, ma in quel caso ci sarebbero troppi disoccupati.
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