Un atto di «consenso informato», unipotesi di dichiarazione da far firmare alla donna che si sta corteggiando, prima di un possibile, futuro approccio sessuale, per scongiurare denunce di violenza «non motivate», o peggio, false. Il documento, che è anche una sorta di provocazione «per la parità dei diritti tra uomo e donna», è stato redatto dallavvocato Domenico Naccari, sulla scorta di numerose e controverse vicende giudiziarie che a fronte «di tanti casi reali di violenza sessuale - dice Naccari - che vedono vittime centinaia di donne», fanno registrare anche «denunce strumentali nei confronti di uomini che rischiano di vedersi rovinata per sempre la loro vita».
La realizzazione di un documento di «autotutela», per chi naturalmente non ha altre intenzioni che quelle di un corretto e sano approccio con laltro sesso, prende spunto da una riflessione fatta da Naccari su alcuni casi di denunciata violenza sessuale rivelatisi infondati. La memoria riporta ad un recentissimo caso di cronaca che ha visto coinvolto il calciatore francese, di origine del Mali, Dembelè Garrà, assistito e difeso proprio da Naccari. Fu arrestato lo scorso anno, sbattuto in prima pagina, con laccusa di aver violentato una giovane studentessa americana in una discoteca. Nelle scorse settimane il gip lo ha prosciolto dalle accuse e la vicenda si è rivelata infondata. «Ma la sua vita è stata distrutta», dice il legale.
Nel documento di consenso allatto sessuale - una vera e propria scrittura privata - si richiede una manifestazione esplicita della volontà della donna di condividere il rapporto in questione con il soggetto interessato. «Si tratta, a ben vedere - spiega Naccari - di una volontà che potremmo definire ad ampio spettro, concernente non solo laspetto strettamente sessuale, bensì una serie di pratiche preliminari proprie del corteggiamento».
Sesso? Sì grazie, ma prima firma la liberatoria anti-equivoci
Il documento scritto da un legale in seguito ad alcune controversie
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.