Sarà anche vero, come dice il Comune di Sesto San Giovanni, che in quegli uffici non si trattano appalti e non si conservano piani regolatori. Ma la misteriosa incursione che nella notte di ieri mette a soqquadro i locali di via Benedetto Croce del municipio sestese sembra fatta apposta per alzare la tensione - se mai ce ne fosse bisogno - intorno all’inchiesta giudiziaria sul lato oscuro del «sistema Sesto», il valzer di tangenti e finanziamenti sottobanco che avrebbe contraddistinto per anni i rapporti tra gli imprenditori e gli amministratori pubblici. Chi ha fatto irruzione negli uffici comunali cercava qualcosa, o forse ha semplicemente voluto mandare un messaggio, dimostrando la vulnerabilità del Comune.
L’incursione è stata scoperta ieri mattina, all’apertura degli uffici di via Croce, da una addetta alle pulizie. Si tratta dei locali che ospitano la ripartizione Demanio del Comune, quindi un assessorato non coinvolto dalla inchiesta dei pm Walter Mapelli e Franca Macchia. Ma è anche vero che proprio del Demanio comunale fanno (o facevano) parte impianti e terreni finiti al centro del sistema di scambi sotterranei tra l’amministrazione comunale e i costruttori privati: e non si può quindi escludere che anche in via Croce potessero essere custoditi, su carta o su computer, documenti rilevanti per le indagini, che i ladri hanno avuto tutto il tempo di consultare. «Non capiamo cosa potessero cercare. Certo è - fanno sapere dal Comune - che non hanno rubato nulla e possibilità c’era. Magari sono stati spaventati, ma hanno avuto il tempo di entrare in tutte le stanze della direzione riuscendo per fino a guardare i biglietti da visita».
Sull’episodio indagano i carabinieri della compagnia di Sesto. Su fronte principale, quello delle tangenti all’ex sindaco Filippo Penati e al suo entourage, l’inchiesta sembra invece - almeno in superficie - segnare il passo. I pm e gli investigatori della Guardia di finanza si stanno dedicando in questi giorni all’analisi della grande mole di documenti sequestrati nel corso delle perquisizioni, ma l’attesa è soprattutto per l’interrogatorio che Penati ha chiesto e ottenuto di poter sostenere. L’appuntamento è per il prossimo 8 ottobre, un sabato mattina. Sul tavolo ci saranno le accuse rivolte a Penati da Piero Di Caterina, Giuseppe Pasini e Diego Cotti, gli imprenditori che raccontano dei versamenti in contanti per agevolare la riconversione dell’area Falck, quando Penati era sindaco. Ma ci saranno soprattutto le vicende più recenti, quelle al riparo dai rischi di prescrizione, relative all’acquisto delle quote dell’autostrada Serravalle da parte della Provincia di Milano, quando Penati ne era divenuto presidente. Secondo la Procura, Penati pagò le azioni al gruppo Gavio a un prezzo stratosferico, e Gavio lo ringraziò con una stecca da due milioni.
Ieri Penati è intervenuto sulla vicenda con un comunicato - a dire il vero non chiarissimo - in cui attribuisce all’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, la colpa di non avere accettato a suo tempo l’offerta di Gavio, che nel 2006 voleva comprare le azioni in mano a Palazzo Marino. Secca replica di Albertini: «La spudoratezza di Penati non conosce limiti».
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