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Sette cortei in 40 giorni. E ora tocca ai licei: picchetti e autogestioni
Già quattro gli istituti occupati dagli studenti.
Ma c’è anche chi protesta perché vuol fare lezione<br />
Già quattro gli istituti occupati dagli studenti.
Ma c’è anche chi protesta perché vuol fare lezione<br />
La campanella della prima ora all’istituto
Ettore Conti è suonata tra decine di fumogeni
colorati, accesi dagli studenti davanti ai cancelli
della scuola. Una protesta organizzata per
esprimeresolidarietà auncompagnodei collettivi
di sinistra che la scorso venerdì ha rischiato
la sospensione dalle lezioni per aver acceso un
fumogeno. «La repressione berlusconiana è cominciata
da qui» protestano i collettivi, che ieri
di tutta risposta di fumogeni ne hanno usati a
decine bloccando l’ingresso della scuola. Come
a dire: «Punite uno di noi? Allora puniteci
tutti». Il senso critico collettivo fa strani percorsi
e ora viene considerata repressione anche
una sospensione per un atto vandalico a scuola.
Democrazia per gli studenti vuol dire fare
qualunque cosa, in qualunque luogo, senza limiti.
La chiamano protesta per la libertà.
Una protesta sempre più organizzata che dalla
prossima settimana si trasformerà in un blocco
totale della didattica.
Già adesso sono cominciate le primemobilitazioni.
Afare da apripista nell’autunno caldo sono
il liceo classico Omero, che ha già cominciato
l’autogestione e la porterà avanti fino alla
finedi ottobre, l’istitutoMajoranadiCesanoBoscone,
in occupazione da ieri, e il Conti. Numerosi
ipicchetti di protesta, l’ultimoallo scientifico
Einstein, e le assemblee per discutere del
decreto Gelmini. In tanti casi anche i professori
partecipano, dicono la loro sui tagli, contestano
la riforma per filo e per segno, in vere e proprie
lezioni. Quando, la prossima settimana, il
decreto diventerà legge si entrerà nel vivo della
protesta. Questo è stato solo un assaggio. Ci
sarà un corteo il 30 ottobre, il «day after» della
legge,egli studentirisponderannoa loromodo
alla provocazione del premier Silvio Berlusconi:
«Ci ha minacciato di mandare l’esercito -
commenta Gianmarco, portavoce dei collettivi
delle scuole superiori - È assurdo e gravissimo
che un presidente del Consiglio parli in questo
modo. Noi stiamo facendo solo cultura e informazione
». Qualcun’altro la chiama disinformazione,
maè lamaggioranza silenziosa degli studenticherimangonoin
classe a seguire le lezioni.
«Con le occupazioni vogliamo lanciare un messaggio-
spieganogli studenti- ecioèchevogliamo
riprenderci la nostra scuola e bloccare una
didattica assoggettata alla devastazione della
Gelmini. Liberiamo tempi, spazi, saperi.Nonci
fermeremofinchéquestaleggenonverràsmantellata
». Durante le assemblee «facciamo il punto
sulla battaglia che ogni scuola porta avanti,
pianifichiamo il percorso dei cortei e le iniziative
». Gli studenti, insomma, si sentono in guerra:
quelli che guidano i cortei con ilmegafono e
il casco legato alla cintura e quelli che se ne
stanno nelle retrovie a seguire i cori. Qualcuno
consapevole di quello che sta facendo, qualcun’altro,
la maggior parte, no. Fatto sta che quello
di fine ottobre sarà il settimo corteo organizzato
in un mese emezzo di scuola, dopo quello
di ieri aMonza a cuihannoaderito alcune centinaia
di studenti.
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