Bin Laden

In sette giorni l’Occidente si riprende il mondo

Dalla beatificazione di Wojtyla alle nozze reali e alla festa di New York: siamo vivi nonostante tutto

In sette giorni l’Occidente si riprende il mondo

Che bel weekend, vecchio Occidente. Da Kate&William a Bin Laden, passando per la beatificazione del Papa: tre avvenimenti così diversi che diversi non si può. Eppure con una linea comune a unirli e a regalarci un filo di speranza dopo tanta amarezza, tanta crisi, timori internazionali e tremori globali: il nostro amato e antico mondo, alla faccia di chi lo dava per bollito, è vivo e vegeto. E ha valori forti, ha radici profonde. Sa reggere alle crisi, sa vincere le sfide. E sa ritrovare persino l’orgoglio di sventolarle in quelle piazze che fino a qualche tempo fa rigurgitavano solo d’odio per l’Occidente. O, al massimo, di paura.
Già, le piazze. Le abbiamo viste riempirsi per tre volte in tre giorni. Per tre ragioni che non avevano nulla in comune, se non la comune voglia di far festa. Venerdì c’è stato il matrimonio di William e Kate, i nuovi principi d’Inghilterra, le icone mediatiche che sono riuscite in un giorno a spazzare via tutta la polvere che s’era accumulata negli anni su una delle più antiche monarchie europee. Sabato e domenica c’è stata la beatificazione di Giovanni Paolo II, il «gigante» che ha lottato contro la crisi dei valori, contro la secolarizzazione e la depressione dell’Occidente, il Papa contadino e viaggiatore che ha spalancato le porte alla speranza, abbracciando con il suo sguardo milioni di giovani, regalando fiducia a un’intera generazione. E ieri c’è stato l’annuncio dell’uccisione di Bin Laden, la fine dello sceicco del terrore, l’unico che era riuscito a portare l’attacco al cuore del mondo occidentale, facendolo tremare fin nelle sue fondamenta.
Tre momenti diversi, tre piazze lontane. Eppure quelle folle che hanno festeggiato venerdì a Londra, sabato e domenica a Roma e ieri a Times Square avevano qualcosa in comune. Fra i cappellini alla moda di Westminster e le chitarre dei Papaboys, fra le lacrime di Ground Zero, le immagini sacre di San Pietro e la folla che circondava la carrozza reale, in fondo, c’era un’unica, medesima bandiera: la bandiera dell’Occidente. E c’era la ritrovata fiducia nelle sue istituzioni antiche, nei suoi valori eterni, nelle sue radici cristiane, nella sua capacità di reagire agli attacchi e di difendersi in nome della libertà e della democrazia. Tutto quello che sembrava, fino all’altro giorno, sul punto di crollare.
È come se, nel giro di 72 ore, l’Occidente avesse voluto regolare i conti con il suo recente passato. Con le fratture, con i dubbi, con le paure che esso stesso, forse per pavidità o per debolezza, si era creato. Non c’è nessun collegamento fra i tre eventi, è ovvio, la successione è puramente casuale. Eppure non si può fare a meno di notare che in poche ore le istituzioni occidentali, sia laiche che religiose, sia tradizionali che moderne, dal Vaticano alla Casa Bianca, passando per la monarchia inglese, hanno dato una prova di forza. E, di più, hanno anche dimostrato di avere un legame profondo con la propria gente, un credito di fiducia che è rimasto intatto nonostante le crisi e le difficoltà che negli ultimi tempi hanno dovuto attraversare.
La monarchia inglese (simbolo delle più antiche tradizioni europee) sembrava sull’orlo del baratro, fra crisi di palazzo e gaffe. La Chiesa sembra sul punto di soccombere, travolta dalla secolarizzazione e dallo scandalo della pedofilia. Gli Stati Uniti di Obama sembravano sul punto di perdere la leadership del mondo, a causa delle crisi finanziarie e delle promesse elettorali mancate. E invece, all’improvviso, si scopre che la gente è ancora disposta a scendere in piazza non per contestare le istituzioni e le tradizioni dell’Occidente, ma per festeggiarle: un milione di pellegrini a Roma, Londra invasa, Washington e New York che esultano. Chi pensava a un mondo marcio, finito, esaurito oggi si trova di fronte una inaspettata vitalità.
Certo, i problemi restano. La crisi finanziaria non è sconfitta. La crisi dei valori non è finita. La guerra al terrorismo continua e la reazione di Al Qaida, privata del suo capo, potrebbe essere ancor più feroce, selvaggia, incontrollata. Ma, dopo questo weekend, possiamo provare ad affrontare le sfide che ci aspettano con un animo un po’ diverso. Il vento è cambiato. Forse non abbiamo ancora battuto i tanti nemici esterni, ma abbiamo dimostrato di poter battere il nemico interno. Quello che ci eravamo costruiti da soli. Quello che ci ha resi pavidi, incerti, tremanti. Quello che ci ha costretto a troppe ritirate e troppi errori, che ci ha fatto dubitare delle nostre fondamenta, delle nostre radici e dei nostri valori. In questo weekend l’Occidente ha scoperto la voglia di far festa e l’orgoglio di andare avanti a testa alta.

Si può ricominciare da qui.

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