Caro Max, dapprima lasciami ricordare con tutto l'affetto del mondo l'inarrivabile Fulvio Bernardini, il Profeta del calcio, di cui domani ricorre il 23° della scomparsa; eppoi ti dico che del tuo pezzo caterpillar sulla Sampdoria di due giorni fa ho condiviso in pieno solo il finale: «I tifosi non vanno illusi». Tant'è che quando altri sbracavano parlando di decisa corsa alla Champion's League, per la Sampdoria estiva, io la pronosticavo da 6°/8° posto. Per il resto, pur apprezzando il tuo stimolante e provocatorio anelito di ritrovarti sottomano a Genova due squadre di calcio extrastrong, ho condiviso ben poco. Lascio da parte i lodatori di mestiere e la riconoscenza che effettivamente si deve a Garrone (che ha sborsato 40 milioni di euro «solo» per non far fallire la Sampdoria, mentre - tanto per dire - Della Valle ha lasciato fallire la Fiorentina per prenderla gratis) e vengo al sodo. Io guardo sempre avanti, e ho vissuto con occhio professionale troppo calcio a Genova dal 1959 ad oggi per non sapere che:
Primo. Non siamo nella Capitale, da cui tu provieni, dove il bacino d'utenza è sestuplo del nostro e Roma e Lazio possono impunemente permettersi qualunque bricconata e scialo populista (fideiussioni false, tesseramenti spericolati, tasse non pagate, deficit mostruosi
), tanto il Palazzo non vede, non sente, non parla: o spalma i debiti in 23 anni.
Secondo. Guai farsi condizionare dal ricatto del tifo, che appanna il cervello conficcato nel pallone al punto da proporci individui che magari guadagnano mille euro al mese e follemente pretendono che il Club della propria passione calcistica butti milioni di euro per assicurarsi e pascere un singolo oggetto del proprio svago di spettatore.
Terzo. C'è una tale sperequazione, nel calcio odierno, che o il Sistema riequilibra finalmente il tutto in favore di chi si ripropone di gestire oculatamente - come Garrone - o fatalmente non si uscirà più dal barboso trio Juve-Milan-Inter, con eventuali saltuarie «licenze» concesse al potente ambizioso di turno (Della Valle?) o Dio non voglia a chi continuasse ad essere considerato al di sopra del bene e del male (le romane? Il Napoli?).
Quarto. La Sampdoria targata Garrone finora ha promesso solo la promozione dalla B alla A, centrata al primo colpo. Per il resto, ha sfiorato l'Uefa (8° posto) e la Champion's (5°) senza prometterle. Dunque, questa Sampdoria che non aveva promesso in estate né l'ingresso in Champion's Lague né la conquista di una Coppa, paga infine l'ambizione di essersi permessa il «di più» della partecipazione all'Uefa e l'errore di valutazione in quanto l'Uefa si è rivelata assai più dura del previsto e addirittura esiziale in rapporto all'organico approntato e alla dose di scalogna accumulata (ammetterai taluni infortuni non sono imputabili a miopia dirigenziale).
Quinto. Quando leggo o odo - non da te - «Garrone sgancia o fatti da parte» mi si gela il sangue. Quando - è accaduto ogni quarto di secolo - il calcio genovese ti propone un Alberto Ravano, un Paolo Mantovani, un Riccardo Garrone, devi solo andare alla Guardia a piedi, a chiedere che l'incantesimo regga il più a lungo possibile «qualunque cosa accada». Di gentiluomini che vorrebbero ma non possono, avventurieri, birbanti, ricchi incapaci e/o avventati ne abbiamo abbastanza.
Sesto. Livorno e Chievo stanno davanti alla Sampdoria, nella classifica di serie A, perché non hanno avuto la coppa Uefa; Udinese e Palermo stanno dietro perché hanno dovuto affrontarla. Dopo il Giudizio di Lens, senza Falcone, Palombo, Bonazzoli e Gasbarroni e con Pisano, Sala e due o tre altri tenuti insieme con lo scotch, per Novellino era impossibile fare di più. Difatti ha finito per dirlo. Serenamente. E sarà accontentato con due o tre surrogati, in attesa di riavere i migliori, compreso il miglior Bazzani.
Settimo. Finché ha avuto le forze sane, la Sampdoria quest'anno ha giocato anche meglio e reso di più dell'anno scorso.
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