Settecento alberi, pini, eucalipti «vecchietti» di settantanni resistiti alle violente raffiche dei venti di libeccio e di scirocco e alla salsedine, agli attacchi dei parassiti e a quelli dei piromani saranno abbattuti per permettere lo sviluppo dellaeroporto di Fiumicino. Ma non prima del completamento di un progetto che sistemi tutta larea. È quanto ha stabilito ora il Consiglio di Stato che, con una sentenza, ha respinto lappello presentato dalla «Micenus», società immobiliare proprietaria della pineta, contro lEnac (Ente nazionale per laviazione civile), per lannullamento di una precedente sentenza del Tar, ma impone precise condizioni. La tenuta - circa 120 ettari di alberi piantati negli anni Trenta da Giovanni Torlonia - si trova tra laeroporto e la spiaggia di Focene. Una posizione che, secondo lEnac, ha costretto ad arretrare di 400 metri la pista utilizzata per i decolli. Motivo per cui ora è necessario abbattere pini, eucalipti e lecci. La famiglia Sforza Cesarini, cui è riconducibile la società Micenus, ha contestato a lungo il progetto così come era stato predisposto. «È carente sotto tutti i punti di vista», ha più volte affermato, aggiungendo che «se si dovrà parlare di prolungamento della pista, che ci siano un progetto serio e un bilancio adeguato sia per la proprietà che per la comunità».
La diatriba ormai va avanti dal 1999 tra ricorsi, lettere, ingiunzioni e vari atti giudiziari. Stando ai risultati di uno studio redatto dallEnac, una trentina di questi ettari di pineta, situata allinterno della Riserva statale del Litorale romano istituita il 29/3/1996 con Decreto del ministro dellAmbiente, rappresenterebbe un pericolo per la sicurezza degli aerei. Ora il Consiglio di Stato ha stabilito che «il progetto per labbattimento degli ostacoli alla navigazione aerea deve essere completato e attuato nella sua interezza, nel senso che va provveduto non solo al taglio delle piante ma anche alla sistemazione delle aree interessate».
Si dicono parzialmente soddisfatti gli Sforza Cesarini. «Lordinanza rende giustizia alle varie amministrazioni pubbliche escluse dallazione amministrativa volta allabbattimento del rilevante patrimonio boschivo della riserva naturalistica Coccia di Morto» sostengono dalla Micenus, «in quanto impone allEnac una serie di adempimenti che tengano conto dei vari interessi pubblici e privati coinvolti.
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