Sono 7000 e vivono in alloggi di fortuna: giacigli improvvisati lungo gli argini del Tevere e dellAniene, baracche ed ex fabbriche della periferia capitolina, intercapedini ricavate in parcheggi e spartitraffico, gallerie naturali in zone appena a ridosso di quartieri centrali.
Vivono e muoiono da precari. Come il polacco che la scorsa notte è rimasto avvolto dalle fiamme, e ora è in gravi condizioni, mentre dormiva nella galleria dietro Monte Mario. Lultima frontiera del sopravvivere senza una fissa dimora a Roma sono ora le tende spuntate sul lungotevere tra Ponte Sisto e lisola Tiberina. Ad ottobre erano decine poi dopo lintervento del Campidoglio si sono ridotte a poche unità, un microinsediamento di irriducibili che per scelta, molti punkabbestia e qualche barbone storico, vivono così. Ma per la maggior parte trascinare lesistenza tra cartoni, panchine, grotte e marciapiedi è una necessità. Spariti i grandi insediamenti abusivi di disperati, dalla storica Pantanella fino alledificio delle Fs ribattezzato «Hotel Africa» e sgomberato due anni fa, ora i senzatetto che hanno il volto dellimmigrazione scelgono le barocche lungo il Tevere e lAniene. Gli sgomberi si susseguono ma periodicamente a Ponte Salario, Ponte Marconi, alla Magliana a Tor Cervara spuntano lamiere e cartoni. Sono per lo più romeni e con lentrata nellUe della Romania sono destinati a aumentare.
Per questo il Campidoglio oltre agli sgomberi degli argini, 10 in 3 anni, monitora costantemente la situazione.
Il Comune intanto cerca di fronteggiare lesercito dei senzatetto ampliando la ricettività dei ricoveri già a quota 4200 posti letto.
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