Genova Genoa-Milan si gioca, ma a porte chiuse. La decisione del prefetto di Genova Francesco Musolino è arrivata nella tarda serata di ieri, un po a sorpresa dopo lennesima riunione del coordinamento tra le forze di polizia presieduta dallo stesso prefetto, con il questore Piritore, i comandanti provinciali dei carabinieri e della Guardia di finanza. Erano state proprio le forze di polizia, in particolare la Digos, a segnalare già nei giorni scorsi i pericoli per lordine pubblico derivanti dal confronto tra le due tifoserie che non si incontravano da 15 anni, quando fu ucciso il genoano Vincenzo Spagnolo per mano dellultrà rossonero Simone Barbaglia. Dunque, retromarcia piena rispetto alla decisione dellosservatorio anti-violenza, che aveva dato il via libera alla trasferta dei supporter rossoneri in Liguria, per cercare di dimostrare che con la carta del tifoso il calcio non sarà più violento.
Ma il clima in città è infuocato. Più che una partita di calcio, sembra una sfida politica. Più che una vendetta per lomicidio del tifoso genoano, sembra la voglia di rivincita antigovernativa per gli scontri del G8 del 2001. Con parte della stampa genovese che fa da pompiere imbracciando la pompa di benzina. Sul Secolo XIX il commento sul caso è da brividi. Le dichiarazioni arrivate dai più estremisti di Rifondazione vengono fatte proprie e aggravate. Insomma, lok ai tifosi rossoneri sarebbe arrivato, secondo il quotidiano locale, perché Maroni è milanista («la sua fede qualcosa centra»), e perché il governo ha bisogno di raccattare qualsiasi voto. E perché, è scritto anche questo, il «chirurgo», leader di quelle frange ultrà che diedero vita agli scontri mortali 15 anni fa a Genova, «qualche anno dopo cambiò mestiere. Offriva la sua consulenza finanziaria alla nascente Lega Nord».
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