
Per Dalila Stabile, 23 anni, influencer da 200mila follower tutto è cominciato con una sfida.
Calciatrice mancata ("perché i miei genitori pensavano fosse uno sport da maschio"), diplomata al Classico, partita da Salerno 4 anni fa per studiare Lettere all'Università Statale di Milano, un bel giorno ("non ricordo minimamente come mi sia venuto in mente") decide di piazzarsi in piazza Duomo a Milano e sfidare i passanti a palleggi. Un video, due risate, 4 milioni di visualizzazioni. Boom. Oggi è stata arruolata dalla app Bazr per la nuova iniziativa con le partite di serie A.
Dalila, partiamo dal presente: qual è il cuore della partnership tra Bazr e Lega Serie A?
"Bazr voleva creare un format che fosse allo stesso tempo leggero e coinvolgente. È nato così Possesso Palla, un talk show settimanale in cui, insieme a Maria Caciotto e Luca Ortelli, commentiamo i fatti più caldi della giornata di Serie A. I gol più discussi, gli episodi arbitrali, quando ci sono i debutti dei giovani, gli screzi durante la partita oppure i risultati più inaspettati, fino ai piccoli gossip da campo. Va in onda ogni martedì alle ore 20, in esclusiva su Bazr: facciamo i pronostici sul weekend successivo e commentiamo tutto ciò che è appena successo".
"Possesso Palla" è anche uno strumento per promuovere l'app Bazr. In che modo?
"L'idea è stata di non limitarsi a uno spot tradizionale, ma di costruire un contenuto che fosse anche intrattenimento. Così, ci sono i commenti, ma vendiamo anche i palloni dei gol delle partite che diventano da collezione. Un oggetto che il tifoso può esporre in camera, portandosi a casa un frammento autentico di partita. Alcuni palloni sono stati acquistati davvero in pochissimi secondi dal lancio".
Non è la tua prima volta con Bazr, giusto?
"Esatto, abbiamo già collaborato durante la Kings League: intervistavo l'MVP, il giocatore più forte di ogni partita e la sua maglia firmata veniva messa all'asta sulla piattaforma. È stata un'esperienza bellissima, che si è conclusa con i Mondiali di Kings League in Spagna".
Quando nasce la tua passione per il calcio?
"Prestissimo. Ho iniziato a cinque anni: ho un fratello gemello, Samuele, e per giocare con lui mi ritrovavo sempre in campo. Mio zio aveva una scuola calcio e spesso scappavo ad allenarmi lì. Mi dicevano che ero brava, che avevo talento ma la mia famiglia non mi ha mai incoraggiato troppo: è uno sport da maschi, ripetevano. Ho fatto pallavolo, ma il pallone da calcio era sempre il mio chiodo fisso. Ancora oggi gioco a calcetto con gli amici, di solito da trequartista o attaccante".
Eppure non sei tifosa. Come mai?
"La mia famiglia è tutta juventina. Però non mi sono mai legata a una squadra in particolare. Penso che la tifoseria sia qualcosa che si tramanda, e a me non è successo. Amo il calcio come sport, e questo mi permette di raccontarlo in modo più oggettivo".
Il tuo debutto sui social è arrivato quasi per caso.
"Sì, ero arrivata a Milano per studiare Lettere, ma dopo sei mesi mi sono resa conto che non era la mia strada. Ho studiato durante tutta l'adolescenza, non sapevo cosa fare, ma ero sicura di voler fare qualcosa di più pratico. Un giorno, per gioco, ho fatto una sfida di palleggi in piazza Duomo e l'ho postata. Ha fatto milioni di visualizzazioni. È stato il trampolino per il lavoro che faccio oggi".
Sei una donna che parla di calcio a un pubblico in gran parte maschile. Che effetto fa?
"È un'arma... come si dice... a doppio taglio. Da una parte attiri curiosità: molti pensano vediamo se davvero sa di cosa parla. Dall'altra ti espone a critiche e stereotipi. Ho dovuto lavorare molto sulla credibilità. Ma la verità è che il calcio non è una scienza esatta: è fatto di opinioni".
Se tu fossi stata un giocatore chi saresti stata?
"Sicuramente Del Piero, sono cresciuta con il suo mito".