La sfida del futuro: un po’ più di etica nel business

Pensando al caso Parmalat o ad altri più piccoli casi analoghi, sapere che qualcuno decida di portare un po’ di etica nel mondo del business e del management (da non confondersi né con la morale né con certi manifesti settari improntati a toni profetici) dona un certo sollievo. È il caso di «AssoEtica», un’associazione che ritiene che guadagnarsi la vita sia il diritto di ogni essere umano, così come farlo in modo etico è un dovere. Il doppio obiettivo di fare profitto e rispettare il prossimo impronta il suo operato che si concretizza in corsi, seminari, convegni. Come quello organizzato con il sociologo dell’economia Serge Latouche che, ieri, ha aperto il corso di quest’anno dedicato ai «Fondamenti di etica del lavoro e degli affari». Completamente indipendente nei confronti di enti, istituti universitari e di cultura, istituti privati, aziende, associazioni o singole persone, «AssoEtica» ritiene che, per ogni imprenditore, ricerca del profitto e comportamento responsabile sono compatibili non solo in una visione illuminata, ma in funzione del nuovo impegno sociale che il marketing globale richiede.

Indubbiamente originale poi l’ispirazione agli insegnamenti filosofici fondamentali, il principio di autorevolezza sopra a quello di autorità, l’idea che si possa legittimamente ambire a conciliare lavoro e felicità, e che tutto ciò possa andare a braccetto con la partecipazione alla vita pubblica.

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