La sfida di Prada: riportare in Italia le calzature british

Riportare Church’s all’interno del gruppo Prada: è la prossima sfida di Patrizio Bertelli, numero uno della maison milanese che ha chiuso il 2005 con ricavi per 1,33 miliardi di euro, il 10% in più del 2004, portando a casa un utile netto quintuplicato: 47 milioni contro i 9 dell’anno precedente. Attualmente, lo storico marchio di scarpe inglesi è in comproprietà tra Prada, che ne detiene il 45%, e il fondo Equinox, che dal 2003 ne possiede il restante 55 per cento. La vicenda che, sia pure per un breve periodo, ha fatto di Church’s un marchio di proprietà italiana è cominciata nell’estate del 1999, in pieno boom delle acquisizioni per le grandi firme della moda e del lusso: l’11 settembre, con le sue pesanti conseguenze anche sui mercati di tutto il mondo, era di là da venire, Prada lanciò un’opa totalitaria - cioè sul 100% - e amichevole sulla società inglese, allora quotata alla Borsa di Londra, al prezzo di 950 pence per azione, e la comprò con un esborso totale di 106 milioni di sterline. Poi la storia ha preso la piega che tutti conosciamo; e il mondo dei consumi di lusso è stato fra i primi a risentirne. Di conseguenza, anche i grandi gruppi, come quello guidato da Patrizio Bertelli, hanno dovuto modificare le loro strategie. Da qui, è iniziata la ricerca di un compratore per una «fetta» dello storico marchio inglese.

I primi accordi tra Prada e il fondo svizzero Equinox, prevedevano la cessione del 45% del marchio, ma successivamente la società guidata da Salvatore Mancuso ha aumentato la partecipazione sopra la maggioranza. Church’s ha raggiunto nel 2005 un fatturato di 56 milioni di euro, e prevede di chiudere il 2006 a quota 61 milioni.

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