Sfila ancora l’odio: insulti e bandiere bruciate

Insulti, svastiche su stelle di David, slogan furenti contro l’Occidente. A sette giorni dalla manifestazione finita con le bandiere bruciate e la preghiera musulmana davanti al Duomo, ieri è tornato a sfilare l’odio dei musulmani e dei filopalestinesi. Odio per Israele, per gli Stati Uniti, ma non solo.
Migliaia di musulmani anche ieri, in teoria per invocare la tregua a Gaza. In realtà per dare sfogo alla rabbia anti-occidente. Sono stati tenuti alla larga dalla Cattedrale, e si sono tenuti alla larga i personaggi più ambigui, come l’imam di viale Jenner, Abu Imad o i più esposti, come il direttore Abdel Hamid Shaari. Un servizio d’ordine rigidissimo e organizzato ha evitato che all’altezza di piazza Lima il corteo procedesse verso Porta Venezia. I manifestanti sono stati indirizzati uno a uno verso via Vitruvio. Gli organizzatori e gli esponenti dei centri islamici hanno strappato dalle mani di decine di giovani esaltati le bandiere di Israele. Non hanno potuto evitare il rogo dei drappi con le stelle di David. Hanno incoraggiato gli slogan più feroci e oltraggiosi. E la sfilata penosa dei bambini con le bandiere nere, e i cartelli con l’equazione fra svastica e stella di David, e i teschi nei vessilli di Usa e Israele. Uno striscione sul «nazi-sionismo». Un’equazione, quella fra nazisti e israeliani, che l’Unione dei giovani ebrei ha condannato con forza («I promotori devono vergognarsi»), così come lo spettacolo triste dei bambini strumentalizzati, anche italiani («genitori irresponsabili»).
Poco più indietro, dietro al camioncino blu che «coordinava» la marcia, le insegne di Hamas, e degli Hezbollah libanesi. «Bush Barack assassini, uccidono donne e bambini», «olocausto 2009», «crimini di guerra», «Palestina parte di noi, Israele la vergogna di voi». «Boicottate Israele». Questo il delirio di slogan e cartelli. Un giovane è stato portato a spalla mimando il macabro rituale riservato ai «martiri». «Palestina terra mia, Israele via via» si alternava con le invocazioni ad Allah, solo Dio, e alla promessa minaccia: «Daremo la vita e il sangue per la Palestina».
Al passaggio del corteo molti negozi di corso Buenos Aires chiudevano la porta. Qualcuno guardava da dietro la finestra. All’incrocio con via Vitruvio uno degli organizzatori, microfono alla mano, ha ringraziato la polizia schierata a sbarrare il passo verso Porta Venezia. Qualche timido applauso, qualche fischio. Alle 17 in punto la testa del corteo era già alla fine di via Vitruvio. In centinaia hanno affondato le mani nella neve per l’abluzione preparatoria alla preghiera. Si sono messi in fila, e hanno partecipato alla liturgia della sera, condotta dall’imam di via Quaranta, Abdel Moezz. Intanto dall’altro lato della piazza Duca d’Aosta un giovane rassicurava: «Non stiamo facendo un’invocazione alla jihad ma a Dio».
Un po’ defilati i gruppuscoli della sinistra estrema: Sinistra critica, Socialismo rivoluzionario, marxisti leninisti, Comitati di appoggio alla resistenza per il Comunismo. Poi gli anarchici, i proletari per il comunismo, gli studenti.

In piazza Duca d’Aosta l’associazione Palestinesi d’Italia è tornata sull’invasione di piazza Duomo: «Se abbiamo offeso qualcuno ci scusiamo», ha detto il presidente. Pochi applausi, sovrastati dall’invocazione sempre più potente: «Allah hu akbar, Allah hu akbar».

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