«An è un partito un po’ diverso dagli altri. Che si ritrova unito, compatto, voglioso di combattere per riaffermare la propria volontà di esistere». Applausi. «Le poltrone, a noi, non sono mai interessate». Battimani. «Un partito come An non entra in un altro partito via fax». Ovazione. Ignazio La Russa è sommerso dall’entusiasmo dei quattrocento che in San Babila mostrano l’orgoglio di un partito in profonda trasformazione e dicono «no» all’inciucio.
Manifestazione di una «comunità umana che nei suoi momenti difficili dà il meglio di sé» chiosa l’europarlamentare Romano La Russa, mentre dal palco il portavoce del partito Andrea Ronchi fa sapere che «non si possono fare partiti all’improvviso e sperare che An, grande partito, possa sciogliersi e annettersi». Nella piazza dove Silvio Berlusconi con otto milioni di firme ha annunciato la nascita del partito della libertà (o partito del popolo), An scende in campo nella difesa del bipolarismo. «Per difenderlo è però necessario che ci sia un centrodestra unito e, soprattutto, una destra molto forte perché solo An rappresenta il cambiamento» sostiene Gianni Alemanno, che viene travolto dall’entusiasmo dei militanti. E proprio a lui, al leader della destra sociale, spetta l’onere di declinare i valori del centrodestra, «l’identità nazionale, la giustizia sociale, il rispetto dell’autorità e il senso dello Stato». Quattro valori per «costruire l’Italia» e di cui «chiederemo conto agli alleati» per «costruire un’alternativa a sinistra».
Valori che il vicepresidente della Regione Lombardia, Viviana Beccalossi, offre «in condivisione» - «faremo fronte compatto» - a chi «tornerà a governare l’Italia con responsabilità, equità e competenza». Dunque, «mai con la sinistra» e «no agli inciuci» come refrain di un partito che, aggiunge Ronchi, «non si può sciogliere». Come dire: «Noi rispettiamo le identità di tutti ma vogliamo siano rispettate le nostre».
Messaggi accolti con boati dal popolo di An, mentre il presidente Roberto Formigoni lancia un appello a Gianfranco Fini «perché finisca il tempo delle polemiche e accetti di comprendere il senso della proposta di Berlusconi». Impresa che eviterebbe il mal di pancia che, ora, agita An, anche dopo le prime ripercussioni sulla giunta Moratti. Il partito di Gianfranco Fini avrebbe, tra l’altro, già in mente un nome per sostituire Carla De Albertis - sarebbe il direttore generale dell’Asl Antonio Mobilia -, ma prima vuol avere la certezza che un futuro rimpasto di giunta (in calendario dopo il 31 marzo, post assegnazione dell’Expo) non tocchi l’assessore Maurizio Cadeo.
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