Sfila la sinistra antiamericana. Slogan contro la polizia e tensione

Sfila la sinistra antiamericana. Slogan contro la polizia e tensione

Roma - "No-war, no bush. No alle politiche di guerra del governo Prodi". Con questo striscione di apertura é partito, dall'inizio di via Cavour, dopo essersi lentamente spostato da piazza della Repubblica, il corteo di protesta contro la visita a Roma del presidente Usa George W.Bush. Alla manifestazione che converge a piazza Navona snodandosi per le vie della Capitale, partecipano, tra gli altri, i comitati veronesi del "no-Dal Molin", i Cobas, il network delle Comunità in movimento e tanti centri sociali provenienti da diverse regioni italiane. A tenere lo striscione di apertura, tra gli altri, il leader dei Cobas, Piero Bernocchi, il segretario nazionale della Fiom Giorgio Cremaschi, il deputato del Prc, Salvatore Cannavò, esponente di Sinistra critica e Marco Ferrando segretario del Partito comunista dei lavoratori.
In testa al corteo ci sono, fra gli altri, anche la senatrice dell' Italia dei valori Franca Rame e il senenatore Franco Turigliatto, ex Prc passato al gruppo Misto. Subito dopo lo striscione di apertura, con dietro bandiere dei Cobas, di Rifondazione, del Partito Comunista dei Lavoratori, della Sinistra Critica e quelle Arcobaleno della pace, c'é una folta rappresentanza dei comitati vicentini della "No-Dal Molin", contrari alla realizzazione della base Usa a Vicenza. Diversi gli striscioni contro il Governo Prodi e il presidente americano, come, ad esempio, "Prodi-Bush go home" o "No Bush, no Prodi. Il nemico è in casa nostra". Più in fondo al corteo grossi camion mandano musica: sono quelli del Global Meeting Network con sopra lo striscione "Da Rostock a Roma, conflict makes Europe" e quello del network delle Comunità in movimento con sopra la scritta "No Bush-No Dal Molin".
Avanti a colpi di mortaretti Mortaretti vengono fatti esplodere sporadicamente tra la folla del corteo dei 'No-war' partito da piazza della Repubblica, creando qualche spavento. Con maggiore frequenza vengono accesi anche fumogeni quasi tutti di colore rosso. Nel corteo si è inserito anche un furgone di immigrati che criticano il "genocidio in Iraq, Afghanistan e Palestina", che sarebbe causato dalla politica estera statunitense. Dal megafono vengono espresse critiche sia a Bush che a Prodi.
Fumogeno e uova contro McDonald's Un piccolo fumogeno, che non ha causato danni, alcune uova, e barattoli di vernice nera sono stati lanciati all'interno e contro le vetrine di un Mc Donald's in via Tuscolana. Secondo quanto si è appreso, gli autori del gesto, che hanno lasciato anche alcuni volantini contro Bush, erano cinque persone scappate subito dopo l'atto dimostrativo. Il lancio del fumogeno non ha comunque creato alcun problema.
Slogan contro la polizia "Carlo è vivo e lotta insieme a noi. Le nostre idee non moriranno mai". I manifestanti arrivati in piazza Venezia, militarizzata come non si era mai vista, si fermano davanti al Milite ignoto e urlano slogan contro la polizia e i carabinieri, in ricordo di Carlo Giuliani. Ogni gruppo cerca "la provocazione" a suo modo. Tra i tanti slogan hanno urlato, sempre rivolti ai tanti uomini delle forze dell' ordine in assetto antisommossa, collocati anche sui gradini del monumento: "E' una malattia che non va più via la polizia". Diverso l' atteggiamento dei tanti turisti che fotografano le forze dell' ordine e chiedono se hanno sempre avuto "i caschi blu". Uno dei manifestanti, di colore, sempre ai piedi del monumento, sta sventolando una bandiera americana bucherellata con il simbolo dell' autonomia (una grande A al centro di un cerchio, disegnata con un pennarello).
Caschi e bandane, momenti di tensione Momenti di tensione in Corso Vittorio quando alcuni manifestanti hanno indossato caschi e bandane tentando di fronteggiare le forze dell'ordine schierate su Corso Rinascimento per impedire il passaggio davanti al Senato. Per diversi minuti i manifestanti hanno lanciato sassi, e petardi contro gli agenti e incendiato fumogeni, ma al momento non si registrano incidenti più gravi.
Lo striscione di 4 deputati del Prc a Montecitorio Quattro deputati di Rifondazione comunista (Gino Sperandio, Massimiliano Smeriglio, Franco Russo e Peppe De Cristofaro) manifestano la loro protesta contro la visita di Bush a Roma a due passi dal portone di Montecitorio. In mano hanno uno striscione rosso con su scritto "No war, no Bush" e il simbolo del Prc. Dopo aver inutilmente cercato di avvicinarsi a Palazzo Chigi, i quattro manifestanti, con il tesserino di parlamentare ben in vista, stanno urlano alcuni slogan contro la guerra e il presidente americano davanti a Montecitorio.
Fa flop il sit-in della sinistra radicale "Questa è una piazza simbolica e politica. I nostri giovani insieme con i centri sociali sono al corteo, ma poi verranno qui perché il nostro obiettivo è costruire un ponte tra le due manifestazioni. Oggi la cosa importante è che il popolo italiano manifesti contro la guerra preventiva". Così il capogruppo del Prc al Senato, Giovanni Russo Spena, risponde ai cronisti che a piazza del Popolo gli chiedono un commento sul numero, ancora abbastanza esiguo, di manifestanti al sit-in organizzato dalla sinistra radicale contro la visita di George W. Bush. Russo Spena ribadisce che l'obiettivo della mobilitazione è quello di "manifestare contro la politica di Bush e non contro il suo popolo". Parlando del corteo che parallelamente si svolge nelle strade di Roma, l'esponente di Rifondazione aggiunge: "Di quella manifestazione non condividiamo la parte della piattaforma che contesta il governo. Noi non pensiamo, come Bernocchi, che Bush vada messo sullo stesso piano di Prodi".
Diliberto insiste: mani sporche di sangue? lo penso ancora "Certo che continuo a pensarlo. Non é che se le è lavate nel frattempo".

Così il segretario Pdci Oliviero Diliberto, risponde, arrivando alla manifestazione a Piazza del Popolo, ai giornalisti che gli chiedono se ancora ritenga valida l'affermazione (da lui stesso fatta qualche mese fa) che Bush "ha le mani grondanti di sangue". Queste parole scatenarono in passato molte polemiche.

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