Le sfilate di New York

New York «Ho aperto il negozio a Milano pensando ai turisti che spendono e spandono nel quadrilatero della moda e invece nel 70 per cento dei casi i clienti sono italiani» racconta Michael Kors poco prima di far sfilare la sua convincente collezione per l'estate 2011 negli smisurati spazi del Lincoln Center di New York. C'è il tubino in pizzo di lino organico, lo spolverino in tweed di seta, l'abito-giardino con la foto di una spalliera d'edera stampata su innumerevoli petali di voile, la lunga canottiera fatta a mano tricottando evanescenti strisce in georgette di chiffon. Tutto ha un'aria semplice e rilassata, «Naturaluxe» chiosa lo stilista dicendosi poi convinto di piacere ai consumatori italiani per la raffinatezza dei suoi prodotti. «Voi amate la qualità» conclude annunciando che la sua seconda linea sarà presto in vendita alla Rinascente.
Anche Tory Burch, 42 anni, da sette stilista della linea che porta il suo nome propone una moda senza voli pindarici ma in un certo senso molto sofisticata con gonne che sfiorano il polpaccio, bei tailleur pantaloni a righe, calzoncini corti e lunghi gilet con i bottoni fatti dallo stesso medaglione logato che decora le sue ballerine onnipresenti sulle strade di New York. «Mi sono ispirata allo stile di mia madre Reva, una bellissima donna che negli anni Settanta faceva una vita da globetrotter di lusso» spiega la signora annunciando che il prossimo ottobre aprirà una boutique a Roma in via del Babbuino, ma sta cercando uno spazio anche a Milano. Tory Burch al momento ha 40 negozi nel mondo e un giro d'affari sui 300 milioni di dollari l'anno, poca roba rispetto a Gap che al momento vanta 3100 punti vendita sparsi ai quattro angoli della terra con un fatturato globale di 14,2 miliardi di dollari. Eppure anche il big board della società quotata in Borsa e col 40 per cento delle azioni ancora in mano alla famiglia dei fondatori, Donald e Doris Fisher, ha deciso uno sbarco in grande stile sul mercato italiano. Il prossimo 20 novembre verrà infatti inaugurato un flagshipstore in corso Vittorio Emanuele a Milano dove nei prossimi giorni sarà aperto anche un cosiddetto «pop up store» all'interno dell'aristocratica boutique 10 Corso Como.
In primavera sarà la volta di Roma, ma intanto per l'apertura dello store milanese verrà lanciata una collezione di otto pezzi creati da Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli, il magico duo che disegna Valentino. «Venderemo questa capsule collection inizialmente solo a Milano dove avremo il più completo assortimento per uomo, donna e bambino, poi si troverà anche nel nostro negozio di Londra e a Parigi da Colette» spiega Patrick Robinson, 44 anni, da 3 direttore creativo di Gap, un passato da Armani e un futuro radioso nel fashion system internazionale. «Non ci sono altri marchi come Gap - dice - nessuno sa fare jeans e T shirt, felpe e chinos con un rapporto qualità e prezzo pari al nostro». Dunque il mercato italiano sembra sempre più appetibile per gli americani (in dicembre a Milano verrà aperto anche Banana Republic, altro marchio del Gruppo Gap) ma secondo Remo Ruffini, l'uomo che ha trasformato Moncler in una griffe di grande successo modaiolo, l'America resta la terra delle opportunità.

«Questi sanno cosa vuol dire il Lifestyle» diceva l'altra sera all'inaugurazione della nuova boutique Moncler a Soho. Poco lontano, sull'Hudson River, G Star, marchio olandese di jeans e dintorni, lanciava l'idea della moda «Mindstyle» per giovani che vogliono usare la mente prima del corpo.

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