Lo sfogo della mamma di Ale «Me ne vado via da Genova»

Lo sfogo della mamma di Ale «Me ne vado via da Genova»

(...) delle Palme a Nervi è libera. Poco dopo le 14 i suoi legali la vanno a prendere e la portano nello studio di via Venti Settembre.
Una vittoria per gli avvocati Paolo Costa e Igor Dante che soltanto alcuni giorni fa avevano depositato in tribunale l'istanza per la scarcerazione. Una posizione poi accettata anche dal sostituto procuratore Marco Airoldi che invece ha scelto di non seguire l'analoga richiesta dell'avvocato Giuseppe Nadalini per Giovanni Antonio Rasero. Il compagno di serate a base di cocaina rimane così nella sua cella a Marassi. Per lui è una sconfitta. Giuridicamente l'imputazione, però, anche per Katerina, rimane nel fascicolo. Entrambi i giovani sono infatti ancora ufficialmente indagati per concorso in omicidio. Soltanto nei prossimi giorni si saprà se la Procura sostituirà il capo d'imputazione per la donna che già da tempo era stata segnalata dalla polizia come persona che fa uso di sostanze stupefacenti. E proprio nel «giro» di droga e prostituzione, anche di alto livello, sarebbe partita nei giorni scorsi in Questura un'indagine «parallela» per accertare eventuali altri reati e spiegare meglio in quale contesto sia nata la tragica vicenda.
«Ho trascorso 16 giorni in carcere - scrive nella lettera "aperta" Katerina Mathas - sono una mamma distrutta dal dolore. Oggi riacquisto la libertà, ma Ale non può restituirmelo nessuno. Non sono in grado di rispondere e non voglio rispondere alle domande anche perché i miei interrogatori sono coperti dal segreto e non voglio intralciare le indagini in corso. Sono estranea al fatto, non ho ucciso il mio bambino».
«Spero che queste righe - dice la mamma di Ale - servano a fare cadere o quantomeno attenuare la pressione che c'è intorno a me. Vi prego di rispettare la mia disperazione e il mio dolore perché sono una mamma distrutta per la perdita del figlio. Solo chi è genitore può capire cosa sia un figlio. Pensate che l'ho perso tragicamente e nessuno me lo restituirà più. Non ho altro da aggiungere e chiedo rispetto per il dolore insopportabile che sto provando».
Katerina e i suoi legali non hanno voluto parlare di Rasero, né del morso al piedino del piccolo Ale, né delle presunte bugie del broker, né dei presunti maltrattamenti di Rasero sul bimbo, né dei riscontri dei tabulati telefonici, né dell’orario della morte del bambino che, secondo il medico legale Andrea Lomi, sarebbe avvenuta quando la madre era uscita dal monolocale per andare a comprare cocaina. Tutti quegli elementi, cioè, che hanno convinto il gip a liberare la donna. Sono stati irremovibili. Gli avvocati Paolo Costa e Igor Dante si sono limitati a spiegare che la madre di Katerina non è affatto un'alcolizzata come qualcuno in un primo tempo aveva ipotizzato e non hanno commentato l'indiscrezione sulle prossime mosse degli avversari. Pare che il team che difende Rasero, infatti, abbia assunto un investigatore per «scavare» meglio nel passato della giovane mamma.
«Si tratta di indagini difensive - hanno spiegato Costa e Dante - che non ci preoccupano. Se lo vogliono è loro diritto farle. Noi siamo tranquilli.

La scarcerazione è stata decisa perché pure il gip ha riconosciuto la mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Ringraziamo per la riservatezza e la correttezza sia gli investigatori della squadra mobile della questura genovese, sia il sostituto procuratore che sta coordinando l'indagine».

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