
Si sta scaldando l'aria a Milano in vista della manifestazione nazionale del 6 settembre per protestare contro lo sgombero del Leoncavallo, una manifestazione controversa che se da un lato sta chiamando a raccolta tutte le forze della sinistra più estrema, movimenti e autonomi di tutta Italia, dall'altra conferma i timori più nascosti e angoscianti del Pd che è rimasto al momento fuori dalla piattaforma.
Domani e o dopo si terrà l'assemblea pubblica per preparare il corteo nazionale cui hanno aderito Anpi, Cigl, Arci e AVS che proprio al Leoncavallo avrebbe dovuto tenere la sua kermesse, ma non il Pd. Se ufficialmente il motivo sarebbe che la piattaforma della manifestazione sia troppo apertamente contro la città e il Modello Milano sin qui sostenuto, la vera preoccupazione è che il corteo, per cui sono attese 100mila persone, radunando tutti i centri sociali del Paese e le forze antagoniste si trasformi in un delirio per l'ordine pubblico, con vandalismi e scontri che certo non gioverebbero all'immagine della maggioranza, dando ragione al centrodestra e a tutti quelli che festeggiano lo sgombero del Leo e ne chiedono altri. Un boomerang in sostanza per il centro sinistra. Così anche il fatto che il corteo sarà durante le tre giorni antirazzista "Abba vive" solleva dei timori.
Il grido di guerra di centri sociali come quello del Cantiere suona già minaccioso, fin dal titolo: "Occupiamo tutto lo spazio perchè un altro mondo sia possibile". E ancora "faremo di tutto per alimentare la forza di una piazza moltitudinaria, ma lotteremo anche perchè questa non venga barattata per una soluzione contentino all'amianto, la testa di un re del mattone o l'immagine del Modello Milano". Il riferimento chiaramente è alla sede alternativa in via San Dionigi, alla profonda periferia sud est, in fondo al Corvetto per intenderci e e due passi dal boschetto della droga di Rogoredo e dal parco della Vettabbia, dove potrebbe trasferirsi l'associazione Mamme antifasciste del Leoncavallo, con un percorso piuttosto lungo: il bando verrà aperto giovedì, o meglio la giunta approverà la delibera con le linee di indirizzo per l'assegnazione del capannone comunale in via San Dionigi. In sostanza non prima dell'inverno del 2026. Cosa faranno nel frattempo i leoncavallini? Tra le ipotesi c'è anche quella che il corteo nazionale porti al tentativo di una nuova occupazione di qualche stabile abbandonato, forte della nutritissima e organizzata partecipazione attesa.
Il bando, dicevamo: verrà lanciato giovedì, poi ci saranno 90 giorni per partecipare. Le Mamme, che hanno già presentato una manifestazione informale di interesse (è da gennaio che si lavora a questa soluzione) parteciperanno con la fondazione che hanno costituito nel 2004. Il tema però è la bonifica necessaria per rendere agibile l'edificio, che costa 300mila euro. Per questo il Leoncavallo ha già lanciato una colletta per raccogliere i soldi necessari, che per ora è arrivata a quota qualche migliaio di euro, ma c'è chi è fiducioso che, grazie anche alla mobilitazione e a qualche mecenate di sinistra si riuscirà a mettere insieme la cifra. Anche perché l'amministrazione, tramite il vicesindaco con delega all'Urbanistica Anna Scavuzzo, ha già fatto sapere che non ci saranno sconti per nessuno. In totale ammonta a circa 3 milioni di euro la stima dei lavori necessari per rimettere in sesto lo stabile, che saranno detratti dall'affitto.
Il centrodestra è compatto contro l'assegnazione - il bando si rivolge a tutte le realtà che fanno e promuovono cultura, una commissione tecnica
valuterà tutte le proposte e assegnerà lo spazio alla migliore - tanto che annunciano un esposto alla Corte dei Conti e uno alla Procura perché realtà illegali o con un passato abusivo non possano partecipare a bandi pubblici.