Roma

Sfuggire alla censura? In Polonia era arte

Quante forme potrebbe assumere il potere se potesse essere rappresentato visivamente? Potrebbe avere le fattezze di un macigno o di una corona di lame affilate posti sulla testa di un re Lear sofferente, di una museruola a chiudere la bocca di Josef K nel Processo di Kafka, o trasformare il volto di Tito Andronico in un pezzo di carne insanguinata. I riferimenti non sono puramente casuali, e di riferimenti, allusioni e simbologie sono pieni i manifesti teatrali che compongono il percorso espositivo della mostra Tutto il teatro in un manifesto. Polonia 1989-2009, alla Casa dei Teatri fino al 12 settembre. Quella del poster è una vera e propria arte che in Polonia affonda le sue radici nella tradizione ottocentesca e cresce grazie alla Scuola Polacca del Manifesto fondata durante il Comunismo. Arte che curiosamente riesce a sfuggire alla censura sovietica che si abbatteva invece impietosa sulle altre forme espressive. Una volta approvato o corretto il testo teatrale, infatti, il manifesto poteva essere realizzato e affisso liberamente. Con le dovute precauzioni, naturalmente, quelle che contribuirono alla nascita di una sorta di «furbizia comunicativa» che caratterizza i manifesti polacchi, anche quelli realizzati dopo la caduta del Muro.
Novanta i manifesti esposti, provenienti dalla collezione privata del gallerista Krysztof Dydo di Cracovia e che rappresentano uno spaccato del rinnovamento vissuto dal teatro polacco dopo il 1989. Realizzati a partire dagli anni Sessanta, questi manifesti consentirono a intellettuali non allineati di superare i rigidi paletti della censura, ma anche di esprimersi liberamente visto che il Comunismo aveva affrancato l’arte dal manifesto dalla pubblicità. Nessuna pressione commerciale, dunque, per queste vere e proprie opere d’arte che anche dopo la caduta del Muro hanno continuato a fare la loro apparizione nei teatri polacchi avvalendosi di linguaggi personalissimi e originali, allusivi, onirici, espressionisti, a volta crudi e scioccanti.
Cinque le stanze in cui si articola la mostra, ognuna dedicata a un tema: i festival, il potere, i grandi maestri, la stanza dei giochi e il Nowy Teatr di Poznan, uno dei pochi teatri che ancora oggi commissiona i poster ai grandi artisti.

Ad animare le sezioni, le installazioni di Danièle Sulewic e le note musicali di Inferno di Zbigniew Preisner per Tre colori: Film blu di Kieslowski.

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