Roma - La stampella unica vacilla ma quella plurima no. La cosiddetta «manovra Nucara», dal nome del regista repubblicano dell’operazione, viene accantonata. Nessun plotone organizzato dei venti, ossia nuovo gruppo parlamentare salva-governo per rendere ininfluenti i finiani, quindi. Dei papabili componenti di un fantomatico gruppo di responsabilità nazionale si sono sfilati tutti o quasi. In serie: ha detto no l’ariete degli udiccini siciliani Saverio Romano, che ha parlato a nome degli altri quattro (Mannino, Drago, Ruvolo e il campano Pisacane ndr.): «Nessuno dei parlamentari dell’Udc che esprimono dissenso dalla linea politica tenuta a Chianciano da Casini ha mai pensato di aderire al “gruppo Nucara”». E ancora: «Non conosco l’onorevole Nucara, non so cosa stia facendo, faccio tanti auguri a lui e al suo gruppo dei 20, la nostra è una battaglia che si gioca tutta interna all’Udc per stabilizzare una linea politica che negli ultimi tempi sembra essere un po’ troppo ondivaga. Ma sono molto interessato a quello che dirà Berlusconi alla Camera».
Neppure l’altro manipolo costituito dal Mpa di Lombardo (Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo e Misiti) sarebbe disposto a entrare in un nuovo gruppo: «Stiamo bene dove stiamo ma siamo disposti a sostenere la maggioranza se saranno adottati provvedimenti concreti per rilanciare il Meridione». Identica posizione per il cespuglio dei Liberaldemocratici della Melchiorri (Assieme a Tanoni e Grassano): «Di un nostro “arruolamento” nel nuovo gruppo del centrodestra che si va costituendo l’ho letto sui giornali. Non c’è nulla di vero, sono indiscrezioni infondate». Ma non è escluso un voto favorevole al discorso di Berlusconi a fine mese. Porte sbarrate invece dall’Svp: «Mera invenzione affermare che trattiamo con Berlusconi per un appoggio esterno al suo governo», ha affermato il segretario dei sudtirolesi Richard Theiner assieme al deputato Siegfierd Brugger.
Neppure la fedele pattuglia di Noi Sud (Iannacone, Gaglione, Belcastro, Milo, Sardelli) ha fatto salti di gioia all’idea di una nuova casa a Montecitorio: «Non c’è la guida di Nucara - ha spiegato Belcastro - noi abbiamo uno splendido rapporto con il premier che manteniamo in forma diretta».
Cautela sul gruppo anche dal leader dell’Adc Pionati che, ieri, ha avuto un colloquio con il premier assieme a Gasparri e Quagliariello e poi ha rivelato: «Una questione da non tenere troppo aperta anche se il presidente m’è parso ottimista». Ai suoi interlocutori è parso ottimista e determinato e soprattutto ha assicurato: «Avrò i numeri e non mi farò logorare: si va avanti».
L’ipotesi di un nuovo gruppo sembra però tramontata perché, mormora qualche pidiellino, «alla manovra Nucara ci hanno creduto in pochi. Impensabile tenere nello stesso gruppo quelli di Noi Sud e i sudtirolesi; difficile mettere insieme il laico Nucara con il cattolico Romano». Detto questo, negli ambienti pidiellini c’è un discreto ottimismo. Testimoniato dal portavoce del premier, Paolo Bonaiuti: «La situazione è sotto controllo e ci sono le condizioni per portare avanti la legislatura fino alla sua fine naturale». Seppur non organizzati in un gruppo, c’è la convinzione che il presidente del Consiglio otterrà un’ampia maggioranza per poter reggere. In effetti anche coloro che hanno detto «no» a un nuovo gruppo non hanno affatto escluso l’appoggio al governo. Basta leggere tra le righe quanto dichiarato da Cicchitto: «Il giorno 28 Berlusconi parlerà in Aula rivolgendosi non solo alla maggioranza, ma a tutta la Camera: in quella sede è auspicabile che esprimano il loro sostegno anche quei parlamentari non eletti col centrodestra che vogliono assicurare la tenuta e la governabilità di un governo che ha ben operato».
Certo, se i voti complessivi dovessero rendere evidente che i futuristi non sono più determinanti, tanto meglio. Se così non fosse, pazienza. Anche perché, ha sottolineato Bonaiuti: «Anche i finiani hanno assicurato che voteranno i cinque punti». Con i dissidenti continua un dialogo mai interrotto e Berlusconi sembra essersi persuaso che alla fine l’esercito di Fini sarà fedele: troppi suoi soldati hanno garantito lealtà al governo e agli elettori. E anche al presidente della Camera non conviene una battaglia parlamentare che gli farebbe perdere dei pezzi.
Insomma, ora come ora la grana più grossa sembra averla Casini.
Il dissenso in casa Udc aumenta visto che ieri anche la senatrice Dorina Bianchi s’è schierata a fianco dei «dissidenti» di Saverio Romano. Ma quanto sarà netto lo strappo col capo? Insomma, Casini rischia di avere un Fini in casa sua.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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