SGARBI si «salva» e pensa in grande: «Farò il ministro»

Il critico incontra la Moratti che gli dà fiducia: « Mai messa in discussione la mia autonomia». Poi annuncia il suo nuovo partito, il Fronte della libertà: «Il mio posto è a Roma»

SGARBI si «salva» e pensa in grande: «Farò il ministro»

«Certo che sono assessore. Non si vede?». Un’ora di faccia a faccia con il sindaco Letizia Moratti e Vittorio Sgarbi incassa la «fiducia». Il prezzo? Nessuno. Almeno ad ascoltar lui. Che approfitta per rilanciare presentando il Fronte della libertà. «La lista con la quale mi presenterò alle elezioni». Obiettivo? «Fare il ministro o almeno il sottosegretario per svolgere meglio il mio ruolo di controllo e tutela del patrimonio artistico e culturale dell’Italia intera». E Milano? «Da Roma sarebbe più semplice condurre battaglie come quella per salvare il garage Traversi o la palazzina dell’ex Alfa Romeo. Da assessore ci ho provato, ma è più difficile. Altro che scandalizzarsi per le fotografie della mostra di Jan Saudek, il vero scandalo nazionale è l’Ara Pacis a Roma. Uno schifo». La collocazione della lista? Scontata. «Con Berlusconi. Un tassello del nuovo partito del Popolo della libertà».
E le polemiche? «Panna montata». La Moratti, spiega Sgarbi, non ha nulla contro le mostre fotografiche di Jan Saudek e Joel Peter Witkin che saranno al Pac a fine febbraio, anziché a Palazzo Reale dove invece si potranno visitare quelle di Massimo Listri e Giustino Chemello. «La mia autonomia di assessore alla Cultura - assicura dopo il colloquio con la Moratti - è un principio che non è mai stato messo in discussione». L’unica richiesta è che Palazzo Reale diventi un contenitore di «mostre per tutti» e che le immagini di contenuto più forte siano corredata da didascalie di contestualizzazione. In più una grande mostra di livello internazionale per lanciare magari l’Expo 2015. Forse su Leonardo. Leggermente più articolata la ricostruzione della Moratti. «Con Sgarbi c’è stato un chiarimento di fondo - racconta - sulle motivazioni di una scelta di politica culturale che tenga conto dei valori che la città vuole esprimere e che sono alla base delle sue politiche. Ma Sgarbi si è impegnato a rivedere le linee del suo lavoro sulla base di princìpi che abbiamo condiviso». In concreto «nessuna censura, ma il Comune non vuole avallare, né vedere valorizzare immagini che possano avere risvolti negativi: in particolare immagini blasfeme o pedofile». Ammesse quelle forti, «purché siano interpretate come chiaramente negative».
Avanti con le mostre made in Sgarbiland, dunque, e con il bilancio dell’anno scorso. Il più florido di sempre con 40 esposizioni (26 a pagamento e 14 gratuite) e oltre 550.382 biglietti staccati (erano stati solo 381.360 l’anno scorso) e un aumento del pubblico del 30 per cento. In attivo, per prima volta anche il bilancio, con 639mila euro di incassi (tra botteghino e royalties) in crescita rispetto ai 457mila dell’anno precedente. «Per la prima volta - fa di conto Sgarbi - la biglietteria ha portato più soldi di quanti il Comune ne abbia investiti. Come si può mandare via un assessore che con i pochi mezzi a sua disposizione ha realizzato tutto questo?». Già fittissimo il calendario futuro con Sgarbi che annuncia gli imminenti Balla, Bacon e Arcimboldo. E poi i Longobardi, gli Anni ’60, Caravaggio (nel 2009), il Futurismo, il Sacro monte di Varallo (con appendici su Procaccini e Morazzone). Il Rinascimento, Bramante e Bramantino.

Il fuoco d’artificio finale? Van Gogh inedito, un quaderno perso e ritrovato con 80 disegni mai visti. Basta guerre dunque? Macché. «Io provoco in quanto esisto. E poi tutta l’arte è una rivolta contro il destino dell’uomo. Quindi non può essere rassicurante».

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