Sgomberato il centro sociale Orso e i no global inneggiano a Nassirya

L’hanno detto anche davanti alle telecamere: «Da questo quartiere non ce ne andiamo, occuperemo presto un altro stabile in zona». Si consolano così, con una mezza minaccia, gli «antifascisti» dell’Officina della Resistenza Sociale (Orso) di via Gola 16, sgomberati ieri dopo 5 anni di occupazione abusiva. Un’azione portata a termine nel giro di un’ora con molto fumo (urla, proteste, resistenza passiva) ma per fortuna «poco arrosto». Qualche spintone e nulla più.
Le forze dell’ordine sono entrate in azione ieri verso le 9. Un’operazione, visti gli sviluppi, forse annunciata e anche un po’ concordata con gli interessati. Un centinaio di uomini in tenuta antisommossa hanno cinturato la zona e bloccato il traffico. Trovando ad attenderli una cinquantina di giovani: una quarantina fuori, una mezza dozzina barricati dentro. Si va al contatto fisico, ma niente di che. I resistenti esterni vengono portati oltre il cordone delle forze dell’ordine, uno alla volta e di peso, mentre miseramente inneggiano a «Nassirya». Buttata giù la porta, vengono sgomberati nello stesso modo anche i resistenti «interni». Insomma agli «orsacchiotti» bastava dimostrare come lo sgombero fosse stato eseguito con la forza.
A quel punto l’ufficiale giudiziario ha potuto fare ingresso nello stabile e con alcuni operai procedere all’abbattimento di tetti e finestre per impedire nuove occupazioni.
Finisce così, almeno per il momento, la storia di uno dei centri sociali subito distintosi come il più «duro e puro» pur nella vivace galassia dei centri sociali. Una storia contrassegnata da botte, scontri e purtroppo anche da un morto, Davide «Dax» Cesare, ucciso in una rissa. L’Orso infatti nasce quando nel 2001 alcuni giovani occupano in via Gola uno spazio rimasto inutilizzato in attesa dell’asta giudiziaria, dopo il fallimento della società proprietaria.
Già il 24 marzo 2003 durante un tentativo di alienazione, nello studio di un notaio di via Baracchini 2, vicino piazza Diaz, gli «orsacchiotti» fanno irruzione bloccando le operazioni. Il chiaro intento è quello di spaventare il futuro acquirente. E quella volta ci riescono pure. Poi le operazioni vengono ripetute a Palazzo di Giustizia, lo stabile passa di proprietà e il nuovo proprietario si rivolge alle autorità per ritornarne in possesso. E ieri mattina la parola è passata all’ufficiale giudiziario. Naturalmente sostenuto da un nutrito cordone di forze dell’ordine.
Diverse le reazioni del mondo politico. A destra si brinda, dal vicesindaco Riccardo De Corato alla consigliera regionale Silvia Ferretto - «In via Gola è tornata la legalità» -, passando per il capo gruppo della Lega a Palazzo Marino, Matteo Salvini: «Dopo i centri sociali, scuola islamiche e campi nomadi» è il suo delicato auspicio.

Piange invece tutte le sue lacrime il consigliere regionale del Prc Luciano Muhlbaur: «Purtroppo assistiamo da tempo alla sparizione di spazi di aggregazione e a speculazioni che disgregano il tessuto sociale. Ci auguriamo che i giovani trovino presto un altro spazio».

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