Sgombero dal residence: precedenza agli immigrati

Marcello Viaggio

Resta alta la tensione nel quartiere Bravetta. Scettica la popolazione su una soluzione rapida per il Residence Roma. Giovedì, dopo la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e sicurezza, il Prefetto Achille Serra ha affermato che per lo sgombero «alcuni giorni di ritardo sono dovuti alla burocrazia. Dopo dieci anni nessuno ha la bacchetta magica». «Dal 25 febbraio al 3-4 marzo - ha proseguito - le 124 famiglie in assistenza saranno spostate dal Comune in tre diverse zone della città. Contemporaneamente la proprietà (la Ceim del gruppo Mezzaroma, ndr) collocherà gli stranieri in regola in un residence già acquistato. Sugli “irriducibili” interverranno le forze dell’ordine, che garantiranno la presenza sul posto in modo massiccio. Sono più che mai ottimista, tutto si risolverà». Molti, invece, gli interrogativi. L’iter predisposto dal Comune prevede per metà febbraio l’accordo di programma con la Ceim. Solo a marzo cominceranno a traslocare le prime 124 famiglie in assistenza. Poi, dice il Campidoglio, saranno liberati gradualmente gli altri 240 miniappartamenti occupati da immigrati. Voci di corridoio, invece, assicurano che i primi ad essere traslocati saranno proprio gli immigrati, appena pronto il nuovo residence. Per le famiglie italiane in attesa da dieci anni sarebbe l’ennesima beffa. Solo gli stranieri «in regola», sottolinea Serra, andrebbero nel nuovo residence. Ma anche oggi i 240 minialloggi sono affittati a qualcuno «in regola». Il problema è vedere chi ci abita veramente, se dentro ci sono ricercati dalla polizia. Senza controlli, senza fermare ed espellere i clandestini la situazione rischia di perpetuarsi. E su tutto resta una macchia indelebile: dieci anni di degrado che si potevano evitare. Nessuno ridarà la vita alle due vittime di qualche giorno fa o potrà restituite gli anni persi alle famiglie che hanno vissuto in quell’inferno. «Rimaniamo scettici rispetto a quel che proviene dal Campidoglio, non crediamo alle promesse di Serra» scrive in un comunicato il Coordinamento dei Comitati del XVI Municipio. I Comitati di quartiere rimarcano il sovraffollamento del Residence Roma e ricordano il duplice omicidio: «Quel degrado favorisce la violenza. Le promesse sono state tante. Da quella del 14 novembre 2005, fatta dal sindaco e dal presidente del XVI municipio, ne sono passati di giorni. Ed ora si aggiungono due morti». Se il trasferimento avverrà adesso, sottolineano i comitati di quartiere, «per effetto di una tragedia, molti dovranno passarsi una mano sulla coscienza. Che sia fatta giustizia per i morti e i cittadini di Bravetta, prime vittime di un intollerabile degrado e di una criminalità fuori controllo». Altrimenti la protesta torna in piazza, dicono, come ad ottobre, con un corteo di duemila persone. Troppo scetticismo da parte dei comitati di quartiere? Basta rileggersi le pagine web ufficiali del Campidoglio dell’11 novembre 2005. «Chiude il Residence Roma» il titolo: «La decisione è stata presa venerdì nel corso di una giunta straordinaria convocata dal sindaco Veltroni, che ha approvato una memoria dell’assessore Claudio Minelli. Entro un mese e mezzo le 140 famiglie aventi diritto all’assistenza alloggiativa verranno sistemate altrove». «Il Residence Roma - spiega l’assessore Minelli - è la priorità assoluta dell’amministrazione comunale. Veltroni ha concordato col prefetto Serra un presidio immediato e continuo delle forze di polizia finché non saranno attivati i provvedimenti d’emergenza stabiliti.

Il sindaco ha fatto presente che l’amministrazione sarà vigile perché questo piano straordinario sia rispettato nei tempi». Quanti poliziotti e quanti carabinieri hanno presidiato il Residence da novembre a ieri? «Non ne abbiamo visto neppure uno» risponde il comitato di quartiere Bravetta-Pisana.

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