Paola Fucilieri
Difficile non immaginassero di essere finiti sotto tiro. Di essere spiati, controllati, intercettati. Eppure continuavano a muoversi come al solito, senza prendere particolari precauzioni e comportandosi per quello che erano: i sei componenti di una banda di rapinatori di banche, balordi pronti a tutto pur di mettere a segno colpi dal bottino consistente. Soggetti con un potenziale criminale da non sottovalutare, visto larsenale in loro possesso, ma anche per lesperienza che li contraddistingue. Tra di loro, infatti, cè persino un ex componente della famigerata banda della Comasina, quella comandata da Renato Vallanzasca: tale Santino (Tino) Stefanini, classe 1952, detenuto al carcere di Opera nel quale, in virtù del regime di semilibertà, rientrava solo a tarda sera. Ieri mattina i carabinieri della seconda sezione del nucleo operativo li hanno catturati e assicurati alla giustizia, sequestrando le armi (tutte modificate) che tenevano in un magazzino di una strada defilata ai margini di Baggio. Oltre Stefanini a finire a San Vittore sono stati Angelo Cifone, 49enne, Gaetano (Nino) Spera, 52 anni, e suo nipote Sebastiano Russo, 32enne; quindi Antonio (Tonino) De Simone, 41enne, e Antonino Russo, 54enne.
Sono tre le rapine messe a segno dal gruppo. La prima, compiuta lo scorso 16 marzo, frutta alla banda 10mila euro. I malviventi fanno irruzione nella Banca Popolare del Commercio e dellIndustria di via Spartaco e costringono i dipendenti, sotto la minaccia di coltelli, a consegnare il bottino. Il 20 giugno è la volta dellassalto alla ditta «Obiettivo igiene» di Trezzano sul Naviglio che frutta ai malviventi 5mila 500 euro. E, dopo la rapina, in viale Fulvio Testi nasce un conflitto a fuoco tra i carabinieri che inseguono e i balordi che fuggono.
L8 settembre tocca all Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza. I sei rapinatori, armati di taglierino, irrompono nellistituto di credito cittadino di via Mussi (corso Sempione) e, minacciando di sfigurare il volto delle donne presenti, si fanno accompagnare nel caveau che, però, è vuoto e li costringe ad accontentarsi di 5mila euro in valuta estera. Poca roba.
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