«Gli Sgommati» diventano cattivi con il Monti succhiasangue

Il cambio della guardia della politica ha messo a dura prova l’intero parterre della comicità e della satira nostrana. Ne sa qualcosa Roberto Benigni. E ne sanno qualcosa anche Gli Sgommati (SkyUno lunedì-venerdì, ore 21), omaggiati del Tapiro d’oro perché da un giorno all’altro si son trovati con tutti i pupazzi obsoleti. Però, cattivi si diventa. E il Mario Monti pignolo e grifagno rompe il clima di plauso pressoché unanime al nuovo governo che ha invaso tutti i programmi. Il professore è la copia del Furio di Bianco, Rosso e Verdone o è rappresentato come un vampiro depresso ma assetato di liquidità che si appaga solo quando infila gli incisivi nelle tasse. Spesso è il cinema a ispirare le gag dei pupazzi pescati anche nel mondo della comunicazione. Mentana dimissionario finalmente può sparare che la Gruber non gli piaceva, Formigli gli stava lì e la Dandini non la voleva. Anzi, «fare la pubblicità dei programmi di La7 mi faceva cagare». Uno stralunatissimo Lapo Elkann («Sono come una cometa nel cosmo del mare») fa da stella polare al Trota, emozionato perché adesso non è più solo a rappresentare il futuro dell’Italia. Il governo invece non riesce a portare a casa le liberalizzazioni perché osteggiato dalle lobby. In compenso il premier si fa portare a casa in taxi. Ma per la tratta Roma-Varese non scuce un euro: «A posto così dottò... E ce siamo capiti». L’unico scornato dalla tariffa è il povero Bersani, costretto a «liberalizzare il portafoglio». Intanto il Berlusca va a Chi l’ha visto? per denunciare la scomparsa di Napolitano dal giorno in cui i nuovi ministri hanno giurato. Prima era sempre in tv a parlare di spread «e pipipi e pipipi»: adesso è sparito.

La satira è uguale per tutti, sostengono Gli Sgommati, e anche il Vaticano finisce spesso nel mirino facendo trapelare una vena anticlericale. Ma il contesto è giocoso e non livido. Piuttosto, a volte si abusa delle canzoni con il testo rivisitato, che non sempre «arriva».

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