Politica

«È sgradevole e autolesionista dare tutta la colpa al premier»

Francesca Angeli

da Roma

«Siamo al governo con l’impegno diretto di ministri e sottosegretari fin dall’inizio: non lo dimentichiamo». Carlo Giovanardi, ministro per i Rapporti col Parlamento, ricorda a tutta l’Udc l’appartenenza a questo governo e a questa maggioranza. Non è una posizione comoda quella scelta da Giovanardi che ricopre con convinzione il ruolo di fedelissimo di Silvio Berlusconi. E infatti è a lui che ha telefonato venerdì il premier, subito dopo avere ascoltato la relazione del segretario Marco Follini. «Berlusconi mi ha mosso alcuni rilievi rispetto all’intervento di Follini», spiega Giovanardi, che ieri al Palalottomatica ha «messo i puntini sulle i» con un discorso che ha conquistato i favori della platea e la stretta di mano di Follini.
Allora ministro che cosa pensa della relazione di Follini?
«Io non guardo all’interpretazione della sinistra che giudico molto forzata. Come ho detto allo stesso Berlusconi dal punto di vista politico molto di quello che ha detto Follini è assolutamente accettabile. L’analisi sul futuro dell’Udc dentro l’alleanza di centrodestra. L’identificazione dell’errore di Rutelli nella scelta di campo perché il centro è sempre alternativo alla sinistra. Poi Follini ha posto un problema di democrazia interna all’alleanza e io nel mio intervento gli ho chiesto di porre questo problema prima di tutto nel nostro partito in modo da diventare un modello pluralista e non plebiscitario da esportare anche nel Ppe».
E la questione della leadership posta da Follini che chiede le primarie?
«Secondo me si tratta di un falso problema. Berlusconi stesso ha detto che nell’ottica del Ppe è giusto che le candidature partano dal basso con una selezione della classe dirigente».
Ma Berlusconi pochi giorni fa ha detto che leadership resta a lui.
«Se Berlusconi deciderà di essere lui il candidato leader, allora credo che nessuno vorrà arrivare a una spaccatura».
Va bene. Ma non le sembra che la platea dei delegati Udc abbia applaudito con particolare entusiasmo tutte le battute contro Berlusconi?
«Ma più che contro Berlusconi direi contro il governo e io mi sono pure chiesto il perché e la risposta l’ho trovata».
E qual è?
«I delegati sono i quadri e non la base del partito che secondo me non ha niente contro il premier. Purtroppo la batosta alle regionali li ha colpiti duramente e allora vogliono trovare un capro espiatorio. È più facile dire è colpa del governo se abbiamo perso. Come se noi poi non ne facessimo parte. Certamente questa per me è stata la parte più sgradevole del congresso anche perché non fa parte della nostra cultura politica. Non condivido affatto questo atteggiamento autolesionista. Noi siamo al governo con un impegno diretto e oltretutto in consiglio dei ministri quando i rappresentati dell’Udc hanno portato avanti le istanze del partito, Berlusconi ne ha sempre tenuto conto».
Be’, forse è proprio per questo che non ha gradito l’affondo di Follini ed è infuriato. Come pensate di ricomporre i rapporti? Non teme che il vostro venga ricordato come il congresso che sfasciò la Cdl?
«No perché un congresso non è soltanto la relazione del segretario. Poi ci sono stati gli interventi di Baccini, di D’Onofrio, il mio che hanno messo i puntini sulle i. E oggi conto molto su quello di Casini. Il risultato complessivo non sarà destabilizzante per l’alleanza e per il governo».
E il rapporto con la Lega? Al congresso i delegati hanno fatto il tiro al bersaglio sui ministri leghisti.
«Follini ha detto che spesso non è d’accordo con Calderoli e spesso non lo sono neppure io. Ma un conto è il folklore, un conto è il governo e in effetti dentro le istituzioni la Lega si è comportata bene. Io e Bossi ci vogliamo bene e ci rispettiamo».


La Cdl non esce indebolita da questo congresso?
«No, lo stesso Berlusconi capirà l’importanza di un contributo aspro ma che alla fine si rivelerà costruttivo».

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