Shaha Riza è la presenza invisibile nello scandalo che ha travolto il presidente della Banca Mondiale, Paul Wolfowitz: seria, discreta e dal carattere di ferro è stata più volte definita come la «ragazza» di Wolfowitz, la sua «compagna» o, secondo il sito web Salon.com, la sua «neo-concubina», un gioco di parole sullideologia neo-con che annovera lex vice del Pentagono tra i suoi fedeli.
Di lei si sa poco: 52 anni, nata a Tripoli da padre libico e madre siriano-saudita, cresciuta in Libia o in Tunisia, divorziata con un figlio, Shaha Riza è stata legata sentimentalmente a Wolfowitz per gli ultimi sette anni. Alla Banca Mondiale lavora dal 1997 come esperta di Medio Oriente, prima consulente e dal 1999 a tempo pieno. Quando nel 2005 Wolfowitz divenne presidente dellistituzione le venne chiesto di passare in prestito alla Fondazione per il Futuro del Dipartimento di Stato con tanto di generoso aumento di stipendio chiesto personalmente dal suo compagno: il caso che ha dato origine alle accuse di nepotismo.
«Non mi venne data la scelta di restare», era stata la difesa di Shaha in aprile, una volta che Wolfowitz era finito davanti al tribunale del Board. E aveva sottolineato «lironia della sorte», dal momento che il suo lavoro alla Banca consisteva nellassicurare «che i diritti delle donne nel mondo e in Medio Oriente fossero difesi», mentre adesso «come donna, e come araba musulmana, la stessa istituzione» la privava dei suoi diritti.
Shaha Riza è cittadina britannica. Dopo aver frequentato collegi cattolici in Inghilterra e a Malta, si è laureata alla London School of Economics. Il primo marito, un turco cipriota, lavora attualmente a Washington al think tank Center for Strategic and International Studies. Con Wolfowitz si conobbero quando entrambi erano sposati. Solo dopo il divorzio di lei e la separazione di lui, nel 1999, sarebbe sbocciato il legame sentimentale. Insider di Washington ricordano il ruolo di Shaha nei mesi precedenti allinvasione dellIraq.
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