«Shakespeare? Era un cattolico Fedele a Roma, tacque per paura»

Su William Shakespeare si è scritto di tutto. Che forse non è mai esistito, che forse dietro di lui c’è Francis Bacon, o forse Christopher Marlowe. Che forse era ebreo, che forse era siciliano, che forse era una donna... Tutto un forse. E forse era persino cattolico. Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione Anglicana, a giugno ha dichiarato: «Penso che Shakespeare avesse un retroterra cattolico». “Lanciando” così la tesi sostenuta dall’anglista Elisabetta Sala nel suo nuovo saggio, provocatorio e documentato, L’enigma di Shakespeare. Cortigiano o dissidente? (Ares). In cui si sostiene la tesi di un Bardo dell’Avon fervente sostenitore, seppure occulto, della Chiesa di Roma.
Quali sono le prove della cattolicità di Shakespeare?
«Se per “prove” intendiamo esplicite dichiarazioni di cattolicesimo da parte dell’autore, ovviamente non ne abbiamo. Ma non ci sono nemmeno per Dante o per Tolkien, se è per questo... A quei tempi, poi, un’affermazione del genere sarebbe stata un suicidio. Abbiamo, d’altro canto, numerosi indizi, sia nella vita, sia nell’opera, che, messi insieme, non lasciano spazi a dubbi».
A partire dal fatto che molti storici riconoscono che la famiglia di Shakespeare era cattolica...
«È così. Purtroppo, però, l’importantissimo testamento spirituale di John Shakespeare, rinvenuto nel Settecento, è poi andato perduto. È probabile che sia stato distrutto deliberatamente da studiosi che vollero truccare le carte».
Perché?
«Perché uno Shakespeare cattolico era ripugnante per chi riteneva che i papisti fossero una tribù retrograda e superstiziosa. Per i liberal-Whigs del ’700 - e anche per quelli odierni... - tutto si poteva accettare tranne il cattolicesimo. “ABC, Anything But Catholic”. Soprattutto se il “sospetto” era il poeta nazionale».
È provato che alcuni suoi parenti e amici furono perseguitati durante la repressione anticattolica ordinata dalla regina d’Inghilterra Elisabetta I.
«Sì. La figlia Susanna compare nelle liste di ricusanza nel 1606, quelle compilate in seguito alla “Congiura delle polveri”: i ricusanti erano i cattolici che rifiutavano di presentarsi al servizio religioso di Stato obbligatorio per legge. Il padre John vi era comparso nel 1592. La famiglia della madre fu perseguitata in modo più pesante: il capofamiglia fu accusato di alto tradimento insieme al genero nel 1583 e squartato sul patibolo per la sua religione».
Qualcuno azzarda l’ipotesi che negli anni di cui in Inghilterra si è persa ogni traccia biografica, Shakespeare fosse a Roma come cattolico «clandestino»...
«Un’ipotesi molto interessante. Ma un’ipotesi».
Lei sostiene che gli indizi più forti che rivelano Shakespeare cattolico sono da ricercarsi nei versi della sua poesia. In che modo la cattolicità di Shakespeare ha ispirato le sue opere?
«Il cattolicesimo shakespeareano è l’unica chiave che permetta di far quadrare il puzzle della sua opera. Lungi dall’esaurirne la profondità, la aumenta enormemente. Si tratta di un livello allegorico profondo, che emerge lungo tutto il canone e ne diventa l’elemento unificatore».
Sì, ma quali sono i temi «cattolici»?
«Il rimpianto per un antico ordine irrimediabilmente perduto e soppiantato da uno nuovo, falso e corrotto; la liceità o meno della ribellione per chi abbia subìto una forte ingiustizia; l’esilio dei buoni e un’invasione straniera che viene a risollevare le sorti di un Paese percosso e ferito dai propri governanti...».
Ai tempi di Shakespeare il cattolicesimo era bandito e i fedeli al Papa perseguitati. Però lui e la sua compagnia erano ammessi a Corte...
«I criptocattolici erano di fatto numerosissimi e includevano molti rappresentanti dell’aristocrazia terriera, di cui faceva parte anche il più noto mecenate di Shakespeare, il conte di Southampton. Per tutto l’arco della sua opera il grande drammaturgo gravitò intorno a quegli ambienti. Quanto agli artisti, a volte il loro genio ne compensava la scarsa affidabilità politica: il maestro della cappella reale, per dirne uno, il musicista William Byrd, era cattolico e ricusante ma protetto dalla regina».
Elisabetta I conosceva il “segreto” di Shakespeare?
«Difficile dirlo.

Non esisteva, allora, un’edizione dell’opera omnia shakespeariana da usare contro di lui per rintracciare tutti gli elementi equivoci o apertamente sovversivi. Certo egli fu molto audace. I suoi giochi di luce e ombra furono però tanto abili da non lasciare mai emergere dettagli incriminanti al di là di ogni dubbio».

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