Cannonieri si nasce e pensionati si diventa. E non sempre si resta cannonieri. Anzi, talvolta si rischia dipassareperpatetici. Chissàsestasera Andry e Zlatan se lo diranno in un eccesso di confidenzialismo? Per ora il pensionato è Andry, leggi Shevchenko e scorri il film di una storia. Quei capelli d’oro al vento,inseguito dai difensori di mezzo mondo. Ma Ibra potrebbe diventarlo a breve, senonglicapiteràdiacchiappare l’occasione che fugge nei cieli d’Europa.C’è tanto Milan in questa sfida che chiama gli altri padroni di casa dell’Euro 2012 contro le eterne guardie del calcio dei corazzieri. Ucraina e Svezia sono una sorta di serie A2 del football continentale, ma poi ci sono quei due... Ucraina sul filo del “mi ritorni in mente“(Blokhin in panchina, Shevchenko e Voroninchefanno70anniindue), Svezia che va dove la porta Ibra. Duello che ha scatenato i bookmakers e qui, ma forse solo qui, Sheva se la passa meglio.
E noi italiani ce li godremo. I romantici con Sheva e i pragmatici con Ibra, passato e forse futuro del Milan.Perchè se del passato v’è certezza, del futuro no di certo. Sembra di rivedere una storia, guarda caso quella di Shevchenko che per danari, e altro ancora, un giorno lasciò la bella famiglia rossonera. Quella del Milan è per tutti una bella famiglia, maquandocomincianoaballonzolare i milioni davanti agli occhi, al massimo servono i fazzoletti per asciugare la lacrima e la valigia si chiude alla svelta.
Sheva andò a infilare il tunnel del suo declino nei Blues dipinti di Blues del Chelsea dove, raccontano i giornali inglesi, potrebbe tornare per far l’allenatore degli attaccanti. Storia ancora da decifrare, a dar ascolto all’interessato che, in questo Europeo, concluderà la carriera in nazionale, forse non altrettanto nel calcio giocato. Ha chiuso con la Dinamo Kiev. Attende offerte. Ci vorrebbe un bel gol: per rovinare i piani di Ibra e migliorare i suoi.
Una rete di Sheva sarebbe il trionfo del calcio masters: oggi gli anni sono 35, a settembre arriverà a 36, i gol sono 46 in 105 presenze in nazionale. L’ha lasciata quattro mesi per un infortunio, poi sono state 20 presenze, non esaltanti le ultime due partite: battuta 4-0 l'Estonia, sconfitta (3-2) in Austria. Il romantico dolce stil Milan rileggerà il romanzo di Sheva, mentre il Milan del mal di pancia vorrà vederci chiaro nel furioso giocare del suo cannoniere attuale, che ha un conto personale con il calcio internazionale. Ogni volta, sia Champions o sia nazionale, la stessa domanda: e Ibra che farà? Varrebbe la pena ripescare la definizione di Blokhin per la sua Ucraina: «Come un uragano che ci potrebbe scaraventare in una direzione sconosciuta». E così lo svedesone dai lunghi capelli, con quel viso lungo e scavato da capo indiano, l’uragano che senti lontano, che sta per scatenarsi, ne odi il rombo, ne intuisci i lampi, ma non sai quando arriverà. Si spegnerà lontano o diventerà tormenta? Ibra per ora ha il tormento, i suoi 30 anni pesano e passano, Sheva ha vinto un Pallone d’oro, lui nemmenoquello, glirestapocoperscatenare la furia e portare con sè la nazionale sua. Svezia amata dopo un periodo di disamore, meglio: di pensamento e ripensamento. Oggi è tutto un cinguettio, non solo su Twitter. «Mi piace giocare sotto pressione», ha raccontato. «L’adrenalina sale e non ti puoi rilassare, bisogna rimanere freddi. Ma siamo una squadra, ognuno ha le sue responsabilità e io sono solo un pezzo del puzzle. Se siamo qui, significa che siamo forti». Ibra come prima, più di prima. Milan o nazionale, stesso copione. Gol tanti, non sempre utili. Con la Svezia è arrivato a 31 in 77 presenze. Tutto bene, finchè non va in campo e magari non segna. Per esempio pare gli piaccia questo ct, Erik Hamren che fa assonanza con (Kurt) Hamrin, quello che al Milan chiamavano l’uccellino ed è stato delizioso goleador di una storia rossonera fine anni Sessanta. «Era da tempo che non giocavamo così. Ma non parlate di calcio-samba, non esageriamo», ha riassunto Ibra che ha messo il petto in fuori per legarsi al braccio i gradi di capitano. Piccole soddisfazioni di una vita calcistica, in attesa di tempi migliori. Ibra e Sheva, ovvero le due facce di una storia del Milan che oggi sarà il bello del calcio in giallo, secondo i colori dominanti delle due maglie.
Silenzioso, rigoroso, contenuto l’ucraino. Aspro, rude, talvolta intrattabile lo svedese.
Probabilmente la sceneggiatura di una sfida. Sheva ha in panca una leggenda ucraina. Ibra non ha più il fastidioso Allegri, ma un ct che lo esalta. Questione di gioco, anche se l’unico gioco che vale è sempre lo stesso: palla a Ibra e pedalare. Magari in gol.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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