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Shevchenko e un dubbio: «Possiamo anche perdere»

«È stato un bene esserci riposati venerdì: serviranno molte energie e tanta concentrazione»

Franco Ordine

Caro Shevchenko, onore ai vincitori. Cominciamo dalla Juve in festa a Livorno: scudetto meritato?
«Venerdì sera, dopo il 3 a 3 col Palermo, la mia faccia, quelle dei miei amici milanisti, esprimevano bene il disappunto di tutto il gruppo. E non per l’esito complessivo del campionato ma perché quel pareggio deciso da un errore clamoroso dell’arbitro ha chiuso in anticipo i giochi. Ero dispiaciuto per Serginho e Brocchi, per Tomasson e Costacurta, autori di una gran bella prova. Non per altro».
D’accordo ma fin qui neanche una parola per la Juve: lo sa che ha vinto lo scudetto numero 28 della sua storia?
«Certo che lo so e penso che a nessuno venga in mente di discuterne i meriti. È una squadra tosta, magari non gioca in modo spettacolare, ma ha in testa sempre l’idea giusta per vincere. Di sicuro l’eliminazione dalla Champions league gli ha dato la spinta per vincere in campionato: le ha restituito risorse, le ha dato anche molta rabbia».
È sicuro che il Milan non abbia rimorsi?
«Non abbiamo niente da farci perdonare. La squadra ha tirato fuori tutto ciò di cui disponeva. La svolta è maturata nello scontro diretto a San Siro: avessimo pareggiato, sarebbe finita diversamente, già a Lecce, magari».
A proposito di Lecce: Zeman sostiene che la sfida dell’8 maggio andava posticipata. Condivide?
«Capisco la sua obiezione. Io penso che la stagione del Milan sia cambiata, per esempio, con il rinvio della partita col Brescia. E immagino che chi è deputato all’allestimento del calendario non può non tener conto dell’intreccio tra coppa Campioni e torneo nazionale: inserire quella gara nella settimana della semifinale di ritorno non è stata una brillante idea. Spero che serva di lezione».
Caro Sheva, veniamo al Milan e alle sue condizioni fisiche: come state?
«Sto meglio, molto meglio rispetto a qualche giorno fa. Riesco finalmente a dormire. Non sono teso, come tutti avverto un formicolio alla pancia: è il segno della tensione per la finale che arriva».
È stata una buona idea decidere di far saltare in blocco, col Palermo, il test alla squadra che giocherà a Istanbul?
«Non so se è stata una buona idea, so che siamo riusciti a lavorare in modo razionale, a riposare e a ricaricare le batterie, e che a questo punto della stagione, saltare una partita non è una grave perdita. A Istanbul ci sarà bisogno di molte energie: se non stai bene, anche fisicamente, soccombi e perdi».
E il resto del Milan di quale salute gode?
«Buona, mi par di capire. Abbiamo vissuto giorni sereni, senza la pressione di partite e di appuntamenti: ne avevamo un disperato bisogno».
Cosa bisogna fare, contro il Liverpool, per uscire vivi da Istanbul?
«Primo: dobbiamo giocare con intelligenza. Che vuol dire sfruttare al momento giusto l’occasione giusta. Non ci sarà da scialare, al massimo una o due le opportunità da sfruttare al volo perché gli inglesi si chiudono bene e concedono pochissimi spazi. È una squadra compatta».
C’è qualche magia da ricordare rievocando Manchester e la finale del 2003?
«Non mollare neanche per un istante, restare concentrati fino alla fine e credere in noi stessi. Quest’ultima può risultare la qualità decisiva specie dopo i due episodi più recenti, contro Lecce e Palermo: in vantaggio ci siamo lasciati rimontare due volte».
Se dovesse capitare un altro rigore, si presenterebbe sul dischetto, come all’Old Trafford?
«Se dovesse arrivare, non mi tiro indietro, chi mi conosce non deve nemmeno chiederselo. Ma voglio ripetere un concetto: questa è un’altra storia, un’altra finale, un’altra partita. E non c’è la Juve, c’è il Liverpool che si difende e attacca in undici».
Qualcuno, a cominciare dal suo allenatore Ancelotti, sostiene che questo Milan è più forte del 2003: se tanto dà tanto...
«Rispetto allo schieramento di due anni fa, ci sono solo quattro nomi nuovi, Cafu e Stam in difesa, Kakà e Crespo in attacco, eppure il registro tattico è lo stesso, la voglia di arrivare al successo attraverso il gioco è identico. Siamo cresciuti come squadra e come personalità».
Ha mai pensato: e se dovesse finire con una sconfitta? Milan a mani vuote scriverebbero tutti...
«Lo sento dire da molti non milanisti e non tocco ferro perché nello sport può accadere: nessuno, prima di una finale, ha in tasca la garanzia del successo. Se siamo bravi, possiamo prolungare il ciclo cominciato a Manchester, se non lo siamo dovremo applaudire il Liverpool e voltare pagina».


Cosa vi ha detto il presidente Silvio Berlusconi nella visita di ieri a Milanello?
«Che se un uomo ci crede, e ci crede veramente, può diventare anche re».

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