Shevchenko, eutanasia di un amore

Per i tifosi milanisti è un mercenario e un traditore. E gli ex compagni di squadra l’hanno ignorato

nostro inviato ad Amburgo

Stasera si consuma lo strappo tra Sheva e il calcio italiano. Stasera si recide il cordone ombelicale tra Sheva e il Milan. Stasera succede, e bisognerà controllare, di persona e da vicino, come avviene il tutto. L’ultimo incontro ravvicinato avvenne a Losanna, poche ore dopo la firma del ricco contratto voluto, ispirato, da Kristen, la moglie, ma da lui stesso accettato, inseguito, trattato. Lui e i milanisti d’Italia si ritrovarono come vecchi amici di università al primo colloquio di lavoro importante: pacche sulle spalle, abbracci, notizie sulla salute reciproca, pronostici sul mondiale tutto da scoprire. Da allora, tra Sheva e il Milan è successo qualcosa di inatteso e di piccante. Il popolo on line dei tifosi ha cominciato a scrivere al sito e a confessare il proprio rammarico, in qualche caso anche il rancore per il tradimento consumato. «L’ha fatto per il denaro, altro che famiglia» i commenti più acidi, la maggioranza rispetto alla minoranza che non ha dimenticato la sua montagna di gol, quello di Manchester, contro Buffon, uno dei più simbolici. «A sentire qualche suo confidente si è già pentito d’aver scelto il Chelsea» fanno sapere da via Turati e magari si tratta soltanto di un cattivo pensiero più che di una indiscrezione clamorosa. Di sicuro Sheva, tutte le volte che ha incrociato qualcuno del Milan, ha accentuato, quasi esasperato i suoi comportamenti, come a voler marcare il grado di parentela, il legame, intatto. Nonostante il divorzio, clamoroso. Prima di Svizzera e Ucraina, baci e abbracci con Johann Vogel, capitano rossocrociato e suo sodale a Milanello, ma non tra quelli più intimi.
Forse l’ha fatto per bilanciare in qualche modo il gelo che gli arriva dai vecchi sodali. L’amicizia con Costacurta è tramontata da un pezzo, Gattuso non ha gradito e, poiché non è capace di mentire o di fingere, gliel’ha detto chiaro chiaro sul viso, Nesta l’altro giorno ha firmato una frase che è il ritratto del suo temperamento indipendente. «Non so perché l’abbia fatto, so di dovergli un grazie per i gol realizzati nel Milan» la frase. Ma nel frattempo è stato Shevchenko a cercare gli azzurri del Milan, Pirlo e Gattuso. Ha richiesto i numeri telefonici dei due a un cronista italiano, spiegando di aver cambiato telefonino e di aver smarrito l’agenda. Di sicuro da Duisburg non gli è arrivato neanche uno squillo. Ha affidato ai giornali il compito di ricucire lo strappo, con la frase «rimarremo amici per tutta la vita» che è capace di sciogliere anche il ghiaccio, figuriamoci ragazzi come Pirlo e Gattuso, Inzaghi no. Anche in via Turati, Shevchenko ha lasciato sinceri estimatori, non la grande eredità di affetto e simpatia accumulate nel tempo.

«Dopo le separazioni non si litiga mai» è il giudizio sibillino di Adriano Galliani che s’intende di separazioni familiari ma non di grandi campioni che voltano le spalle a Milano, anzi al Milan di Berlusconi. «Se un giorno dovessero tornare a San Siro, con un’altra maglia, vedrete, ci saranno più applausi per Rui Costa che per Sheva» scommette. E stasera vediamo come va l’addio ufficiale.

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