Fra il 1943 e il 1945 le celle del carcere di San Vittore ospitarono detenuti politici ed ebrei. Per loro un destino comune: la deportazione nei campi di concentramento nazisti e, molto probabilmente, la morte. È proprio qui che cominciano le celebrazioni per la Giornata della memoria. Allinterno del penitenziario, davanti ai detenuti, dove il rabbino Haim Cipriani ricorda gli anni delle persecuzioni, gli ebrei rinchiusi nel quarto braccio, la partenza dal binario 21 della stazione Centrale, destinazione Auschwitz. E uno dei tanti Giusti: Andrea Schivo, guardia penitenziaria in quegli anni, rinchiuso a Flossenburg per aver dato da mangiare a tante famiglie ebree. E morto pochi mesi dopo, per i maltrattamenti e le sevizie.
La Giornata della memoria, celebrata in tutto il mondo per ricordare la tragedia della Shoah, ha richiamato centinaia di cittadini anche a Milano. In tanti hanno seguito il corteo partito da piazza San Babila alle 14.15 e giunto in piazza Duomo. In cima i cartelli con i nomi dei campi di sterminio. Subito dopo i gonfaloni del capoluogo e dei paesi dellhinterland. «Questa giornata è loccasione per commemorare le vittime di un tragico sterminio - dice il vicesindaco Riccardo De Corato -, ma soprattutto per trasmettere ai giovani la speranza di un futuro migliore. Memoria non solo come ricordo, quindi, ma come fiamma da tenere accesa come monito e ispirazione per le generazioni future per un mondo di pace».
Al corteo hanno preso parte i rappresentanti di molte associazioni, fra le quali la Comunità ebraica, lAssociazione nazionale partigiani, lArcigay, la comunità di Rifondazione comunista, le sigle sindacali e il Comitato antifascista Zona 8. «Nella tradizione ebraica la memoria è rivolta al passato - spiega il rabbino capo della comunità ebraica milanese, Alfonso Arbib -, ma ha ripercussioni sul presente e sul futuro. Oggi ricordiamo la più allucinante persecuzione antiebraica della storia, essa nasce da una lunga storia di demonizzazione perpetrata nella civilissima Europa, in cui gli ebrei sono stati definiti persecutori, parassiti, ricchi e potenti. Ricordare la storia, quindi, significa prendersi la responsabilità di questa storia e vigilare affinché queste tragedie non accadano più».
Sullimportanza della memoria insiste anche il presidente del Consiglio comunale, Manfredi Palmeri: «La memoria è più di un ricordo.
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