Show di Saddam al processo ma il nuovo giudice lo espelle

Attentati contro l’ambasciata vaticana e quattro chiese cristiane: tre morti e nove feriti

Nicola Greco

Dopo ripetute interruzioni, il processo a Saddam Hussein e a sette suoi ex collaboratori è ripreso ieri a Bagdad con un nuovo presidente del tribunale speciale, dopo che il giudice precedente, il curdo Rizkar Mohamed al Amin, si era dimesso nei giorni scorsi per protesta contro le critiche mossegli dal governo, da alcuni esponenti sciiti e dai media, che lo avevano accusato di arrendevolezza nei confronti dell’imputato. Il posto di Amin è stato preso dal giudice Rauf Abdel Rahman, 64 anni, originario della città curda di Halabja, dove nel 1988 il regime di Saddam provocò una strage di 5.000 persone con i gas venefici.
L’udienza di ieri è stata caratterizzata da accessi battibecchi tra il presidente, Saddam e i suoi avvocati, e si è conclusa con l’uscita dall’aula dei difensori, l’espulsione di Saddam e la nomina di nuovi difensori d’ufficio. Di certo il nuovo giudice ha dato prova di carattere e si è dimostrato poco benevolo verso le proteste degli imputati, ai quali ha intimato di non fare «discorsi politici». E quando questi, con in testa Barzan al Tikriti, fratellastro di Saddam Hussein ed ex capo dei famigerati servizi segreti del regime, hanno cominciato a rumoreggiare contestando la legalità del processo, definendolo «figlio illegittimo» e «figlio di pu...», il giudice, senza tanti complimenti, ha fatto portare fuori dall’aula Tikriti.
Quando i difensori hanno protestato minacciando di andarsene, il giudice Rahman li ha ammoniti: se avessero abbandonato l’aula, non li avrebbe più fatti tornare. Gli avvocati sono usciti accusando il tribunale di essere «gestito dagli americani», e Rahman ha nominato i difensori d’ufficio, suscitando la collera di Saddam. «Per 35 anni mi sono preso cura dei vostri problemi e dei vostri diritti», ha detto l’ex raìs. «Conosco i miei diritti e quelli degli altri, ed è mio diritto scegliere il mio avvocato». E quando l’ex raìs ha detto di voler abbandonare l’aula, il giudice ha risposto secco: «Allora vattene. Portatelo fuori». I suoi difensori hanno annunciato che faranno un controprocesso al presidente americano Bush, al premier britannico Blair e a quello israeliano Sharon per crimini di guerra.
Prima che l’udienza si concludesse, hanno deposto alcuni testimoni, tra cui una donna, arrestata assieme alla figlia di pochi mesi dopo un fallito attentato a Saddam nel 1982. La donna ha raccontato che in seguito a quell’episodio furono arrestate e massacrate 148 persone. Il processo è stato aggiornato a metà della settimana prossima.
Mentre nell’aula si celebrava il processo a Saddam, fuori proseguiva la consueta mattanza. Una serie di attacchi dinamitardi coordinati, con almeno cinque autobomba, hanno colpito l’ambasciata del Vaticano a Bagdad e quattro chiese cristiane (una cattolica, due ortodosse e una anglicana) tra la capitale e Kirkuk.
Nell’esplosione di un’autobomba davanti alla chiesa della Vergine a Kirkuk, alle 16.30 ora locale, sono morti tre civili e uno è rimasto ferito. Sei, invece, i civili feriti da una macchina esplosa davanti a una chiesa ortodossa.


Nella capitale sono state tre le autobomba esplose davanti a due chiese e presso la sede diplomatica del Vaticano, nella parte orientale della città. Prese di mira la chiesa ortodossa di San Pietro e Paolo, nel sobborgo di Sina, e una chiesa anglicana nella zona di Nidhal.

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