Laura Novelli
Più di venti titoli in programma, massiccia presenza di artisti giovani ed emergenti, grande attenzione per la drammaturgia contemporanea italiana e straniera, spettacoli già ben collaudati che godono da tempo di un meritato successo. La nuova stagione del teatro India, apertasi l8 settembre con la ripresa del fortunato Edipo a Colono di Martone (ieri sera lultima replica), punta come al solito sullinnovazione, anche se la parola chiave di questanno sembra essere, più in generale, «creatività». Laddove «creatività - spiega Giorgio Albertazzi, direttore artistico della sala - sta per coraggio, voglia di fare, di rischiare». Coraggio che ovviamente si traduce in forme e scelte espressive anche molto diverse tra loro. Se, da una parte, le produzioni (e coproduzioni) degli stabili fanno leva su opere e artisti per lo più noti (lo stesso Teatro di Roma investe sul nuovo lavoro di Vincenzo Pirrotta, tratto dalle Eumenidi di Eschilo, e su due sapienti registi quali Walter Le Moli e Claudio Longhi), dall'altra, emergono «creatività» in un certo senso più inquiete. Prima fra tutte, quella delle donne. Ben cinque gli allestimenti con regia al femminile: Andrée Ruth Shammah affida ad unintensa Anna Galiena il monologo/confessione Quale droga fa per me? del tedesco Kai Hensel (dal 18 ottobre); Emanuela Giordano dirige Mascia Musy in Alice delle meraviglie, libero adattamento del celebre romanzo di Lewis Carroll dove la protagonista «si rituffa nel suo sogno, ce lo racconta oggi» (debutto il 27 ottobre); Lisa Ferlazzo Natoli ci svela i sogni e i ricordi di cinque donne in un testo che, intitolato La casa di argilla, si avvale di una scrittura scenica collettiva ad opera delle stesse attrici impegnate nel cast; Elena Bucci (anche interprete) affronta un capolavoro indiscusso come Macbeth pensando a una scena «sospesa nel vuoto» e ad attori che passano di ruolo in ruolo (entrambi in programma a marzo); infine Eleonora Danco porta a India (dal 30 maggio, prodotta dallo stesso stabile capitolino) il suo Ero purissima, partitura intrisa di romanità dove «larroganza poetica del dialetto» incontra la fisicità nervosa e agile della brava autrice/attrice. Altrettanto interessante si preannuncia poi quella «creatività» (senza distinzioni di sesso né di età) impiegata per parlare delloggi attraverso testi attuali o avvalendosi di emblematiche riletture classiche. Alludiamo a Valerio Binasco, che dirige La chiusa dellirlandese Conor McPherson (con prima l8 novembre); a Valter Malosti, che dà forma al visionario Disco Pigs di Enda Walsh (dal 22 novembre); a Ninni Bruschetta, che ricostruisce lomicidio di Giuseppe Fava lavorando su un testo scritto da Claudio Fava, figlio del giornalista ucciso (si intitola Listruttoria e lo vedremo a dicembre, mentre a febbraio va in scena unaltra Istruttoria, quella di Peter Weiss, nellimpianto di Gigi Dell'Aglio). Alludiamo ancora a Francesco Saponaro, regista di area partenopea che confeziona due atti unici di Cechov, Lorso e La domanda di matrimonio, prodotti dal Mercadante; a Massimiliano Civica, raffinato esponente della nuova regia nostrana, in programma con lapprezzato La Parigina di Henry Becque; a Stefano Massini, pluripremiato drammaturgo toscano che a Roma porta Lodore assordante del bianco.
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