Si aprono i cassetti degli artisti per un’indagine sulla creatività

Un disegno, anzi due, per raccontare la propria evoluzione stilistica, e, attraverso il confronto con quelle di altri autori, lo stato attuale dell’arte italiana. È questo il compito, o meglio l’impegno, che l’Accademia nazionale di San Luca ha chiesto ai suoi accademici, tra artisti, scultori ed architetti, con l’obiettivo di costituire, nella propria collezione, un fondo dedicato alla creatività contemporanea. Ne è nata la mostra «L’Accademia Nazionale di San Luca per una collezione del disegno contemporaneo», ospitata nella sede dell’Accademia fino al 19 marzo, a testimoniare lo stretto rapporto dell’istituto con il passato - nacque come accademia di disegno - il presente, attraverso una rinnovata attenzione verso la contemporaneità, e, ovviamente, il futuro, nel tentativo di aprirsi alla città e alla scena internazionale, per tornare a essere meta di incontro e confronto creativo. Il percorso espositivo è costituito da un susseguirsi di coppie di disegni, in cui ogni autore è presente con un’opera del passato e una attuale. «È una mostra inusuale - dice Guido Canella, presidente dell’Accademia -. Di solito, gli artisti sono ben disposti a esporre le proprie opere, concepite per essere mostrate al pubblico, ma custodiscono gelosamente i disegni, sorta di tracce sulle quali tornare». Il confronto è duplice: ogni autore, infatti, dialoga con se stesso, nell’accostamento speculare di lavori del presente e del passato, ma anche con le altre opere esposte in un percorso che evidenzia, in alcuni casi, la continuità, in altri, la contrapposizione di stili. Così Mimmo Palladino, illustra il suo passato a colori in «Senza Titolo» del ’78, mentre per il presente sceglie il bianco e nero immaginifico di «Quijote». Al contrario, Nicola Carrino, a simboleggiare gli anni Sessanta, porta un’opera «in nero» dalle linee morbide, mentre nel 2008 giunge alla geometria ipercolorata di «Decostruttivo». Decisamente simbolica la coppia di lavori di Richard Hess: nel 1976 «Grunun», nudo di donna su divano, nel 2004 «Senza Titolo» che mette uno scheletro in poltrona.

E ancora Paolo Portoghesi, dal disegno per l’esame di composizione al progetto per la città della Scienza al Mattatoio, Carlo Aymonino, con i progetti per la sala di Marcantonio in Campidoglio e Arco di Costantino, Massimiliano Fuksas, Franco Purini e, trait d’union tra arte e architettura, i progetti da tratti e tinte sognanti di Aimaro Oreglia d’Isola. L’esposizione, che raccoglie, le opere di 80 accademici differenti, si arricchirà presto di nuovi lavori, fino ad arrivare a cento artisti. Ingresso è gratuito.

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