«Si chiama guerra al consumismo ma è soltanto l’ultima delle mode»

Cascioli: «C’è chi pensa di salvare il pianeta con stili di vita assurdi. E molti ci credono»

Eleonora Barbieri

«C’è chi pensa di salvare il pianeta proponendo comportamenti assurdi. Poi, però, molte persone ci credono, e cercano di adottare stili di vita praticamente impossibili». Riccardo Cascioli è un esperto di prediche e previsioni ecologiste: al suo Le bugie degli ambientalisti, edito da Piemme nel 2004, dal 7 novembre seguirà un secondo volume, Le bugie degli ambientalisti 2 (sempre scritto con Antonio Gaspari).
Le incoerenze sono così frequenti?
«I predicatori ecologisti sono come i farisei del Vangelo: dicono e non fanno. Impongono fardelli pesanti agli altri, ma loro non compiono neppure il minimo sforzo».
Qualche esempio clamoroso?
«Sicuramente Mathis Wackernagel, il padre della teoria delle impronte ecologiche, secondo cui tutti dobbiamo cercare di avere un impatto minimo sull’ambiente, spostandoci sempre a piedi o, al massimo, in bicicletta. Lui è così radicale che vuole limitare persino il ricorso ai mezzi pubblici. Questo, almeno, vale per la gente comune, mentre lui è impegnato a girare il mondo. Predica la povertà agli altri, ma è sempre in aereo. E per le sue tournée non si sposta certo a piedi. La sua impronta ecologica è almeno sei volte superiore a quella da lui indicata come ideale».
Le parole sono sempre così lontane dalla pratica?
«Fra tutti quelli che si scaldano tanto contro l’inquinamento, sarei curioso di vedere quanti, davvero, utilizzano la bici o i mezzi pubblici. In ogni caso, la maggior parte dei comportamenti invocati dagli ambientalisti sono così assurdi che una persona che conduca un’esistenza “normale” non può rispettarli. Si predicano la riduzione di un grado della temperatura in casa o l’eliminazione delle auto. Fra i suggerimenti, c’è anche quello di tenere il frigorifero lontano dai fornelli, per diminuire i consumi. Ma questo è possibile solo se uno ha una cucina enorme».
Essere ambientalisti è un lusso?
«Certo. Ma tanta gente prende questi consigli sul serio e, magari, comincia a lavarsi di meno, o a ridurre l’uso della lavatrice. Per quanto riguarda l’auto, poi, non bisogna abusarne: però, ad esempio per chi vive nell’hinterland delle grandi città, è necessaria, altrimenti sprecherebbe ancora più tempo ed energie. E punire con una tassa chi utilizza mezzi di locomozione assolutamente comuni è semplicemente assurdo».
Nel suo libro parla di una nuova «truffa» ecologista. Perché?
«Questa volta il tema centrale è il rapporto fra ambiente e sviluppo. A differenza di quanto sostengono gli ecologisti, non è lo sviluppo, ma il sottosviluppo a essere insostenibile. Eppure, nelle loro analisi, i paesi sottosviluppati risultano quelli con la condizione ambientale migliore. Cioè, dove le persone sono denutrite e muoiono di fame. Se questa è la loro idea di salvare il pianeta...».
È solo una questione ideologica?
«Lanciare allarmi fa guadagnare.

In Nuova Zelanda, dove il gas serra è causato soprattutto dalle flatulenze delle mucche, si finanziano studi e ricerche sulla digestione dei bovini. Hanno inventato persino un apparecchio che regola il flusso del cibo nello stomaco. E questo è solo un piccolo esempio».

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