Battaglie che hanno fatto la storia, ma soprattutto l'orrore dei massacri, brutali e sistematici che hanno colpito le popolazioni civili, rivissuti a partire dall'attuale aspetto di quei luoghi di tragedia e sofferenza. C'è tutto questo nell'ultimo capitolo di Si combatteva qui, il reportage fotografico pluriennale firmato da Alessio Franconi che, dopo averci accompagnato sulle vette e per le valli delle imponenti catene montuose del Vecchio Continente - scenari di violenti scontri, agguati e imboscate durante la Grande Guerra - si concentra ora sul secondo conflitto mondiale.
Da oggi 13 novembre, al 15 febbraio il Museo del Risorgimento ospita oltre quaranta scatti, diversi dei quali inediti, dedicati all'ultima, drammatica fase della Seconda Guerra: "In questa parte del progetto ho rivolto l'attenzione alla risalita della Penisola organizzata dalle truppe alleate, dal luglio del '43 alla fine della guerra e sui luoghi che ne conservano la memoria. E, in molti casi, le ferite". Come il Mausoleo delle Fosse Ardeatine e le sue impressionanti file di tombe con i nomi e i resti di chi non sopravvisse, Marzabotto, la Torre di Palidoro dove venne giustiziato Salvo D'Acquisto, sacrificatosi eroicamente da innocente per salvare un gruppo di civili. Ma cos'è rimasto oggi? "Spesso si assiste alla monumentalizzazione del dramma, ma ci sono anche luoghi in cui la memoria è ancora tramandata di casa in casa: come a Esperia, in Ciociaria, dove ci si imbatte in scritte, murales e testimonianze dei raccapriccianti stupri di massa del 1944".
Molto toccanti anche le istantanee sulla strage della Benedicta alle Capanne di Marcarolo, in Piemonte e sull'eccidio di Sant'Anna di Stazzema (Lucca), dove in poco più di tre ore furono massacrati 560 civili. In alcuni casi troviamo accostati documenti storici dell'epoca, come le schede in tedesco dei prigionieri delle Ardeatine o le immagini dell'abbazia di Montecassino ridotta a macerie dai bombardamenti. Ci sono posti che sembrano non aver subito l'effetto del tempo: da brividi le gallerie-bunker del Monte Soratte, nei pressi di Roma, inizialmente volute da Mussolini come rifugio antiaereo per le alte cariche del Regime, poi occupate e impiegate dalla Wehrmacht. "Anche luoghi come Ortona e il Cimitero Americano di Anzio fanno riflettere: in quegli anni in Italia c'era tutto il mondo, dai nativi americani ai ragazzini canadesi e neozelandesi morti poco più che adolescenti in una terra lontana e sconosciuta", commenta Franconi.
"Oltre ai soldati del Commonwealth, ho voluto ricordare anche il sacrificio dei Polacchi e il Corpo di Liberazione Italiano con i paracadutisti della Nembo". Suggestive le foto di città: emblematico lo scatto della casa sventrata di Cinque Vie a Milano. Cicatrici che sfregiano ancora il cuore della metropoli della moda e del design.Ingresso libero.