Si è costituito il pirata delle nevi. È un ragazzino di sedici anni

La tragedia di Natale in Alto Adige. Era in vacanza con i genitori in un albergo di Obereggen: dopo aver visto il suo identikit si è presentato con un avvocato dai carabinieri. Interrogato, è stato denunciato in stato di libertà per omicidio colposo e omissione di soccorso

Si è costituito il pirata delle nevi. È un ragazzino di sedici anni

Il pirata delle nevi, il gigante di un metro e novanta, sui «30-40 anni d’età» che il giorno di Natale ha ucciso un uomo sugli sci, travolgendolo sulla «Absam» di Obereggen, alla fine ha deciso di costituirsi. Ma non è un gigante, è alto almeno una decina di centimetri meno; soprattutto non è ancora un uomo: ha il volto imberbe di un ragazzino di 16 anni. Viene da Modena ed era in vacanza in un hotel della zona con i genitori.
Ha taciuto fino all’ultimo. Poi, forse, dopo aver visto i primi telegiornali con la sua faccia disegnata in quella specie di «fotografia» che si chiama identikit, ha realizzato come il tempo della fuga e della vigliaccheria fosse ormai agli sgoccioli. Il cerchio si stava stringendo, probabilmente i carabinieri lo avrebbero preso lo stesso. Dicono che l’immagine tratteggiata tra matita e computer dagli «artisti» dell’Arma sia molto somigliante.
Mamma e papà gli hanno trovato un avvocato. E con lui, ieri, si è presentato al Comando provinciale di Bolzano. Prima una telefonata per avvisare i militari. Per preparare l’ambiente, soprattutto per evitare le manette. Andrea Rispoli, colonnello, racconta che «il legale del ragazzo (arrivato appositamente da Modena, ndr) ha preso contatto con i nostri ufficiali e ha fissato un incontro alle porte della città». Incontro che ha portato alla consegna del giovane ai militari, che lo hanno condotto al Comando, dove il ragazzo è stato raggiunto e interrogato da un magistrato del tribunale per i Minori.
Caccia all’uomo finita, dunque. A tre giorni di distanza nessuno ora potrà dire se quel maledetto 25 dicembre il «pirata» fosse ubriaco o drogato o soltanto esaltato da una giornata di sole limpido che trasforma la gioia dei sedici anni in una strafottente imprudenza.
Mentre Carolin, la figlia dodicenne di Arthur Lantschner, piange il suo papà ucciso alle spalle dalla discesa spericolata di questo ragazzino già forte come un uomo, lui, l’omicida, dopo la deposizione in caserma ieri sera è tornato a casa. Con un fardello penalmente nemmeno troppo pesante. Soprattutto per un minorenne: denuncia a piede libero per omicidio colposo e omissione di soccorso. Di certo non vedrà la galera per questo.
Studia alle superiori e al giudice ha spiegato di esser brevemente svenuto al momento dello scontro. Una volta ripresosi avrebbe notato che qualcuno stava già soccorrendo l’altro sciatore e quindi lui non si sarebbe più preoccupato. Soltanto l’altra sera, dopo aver visto la tv, ha capito quel che poteva essere realmente accaduto. E, dopo una notte insonne, ieri ha raccontato tutto ai genitori.


Pentimento che appare perlomeno tardivo.
Domani, a Collepietra, il paese non lontano da Obereggen dove il cuoco Arthur Lantschner aveva vissuto i suoi cinquantun’anni, due donne saluteranno per l’ultima volta il loro padre e marito.

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