Una bufera senza precedenti si abbatte sul palazzone al numero 29 di Kaiserstrasse, a Francoforte, sede della Banca centrale europea. Per la prima volta un componente del board esecutivo della banca si dimette in evidente contrasto con la politica seguita dal presidente Jean-Claude Trichet, in particolare l’acquisto di titoli di Stato di Paesi in difficoltà sui mercati, come Italia e Spagna. Insomma, si tratta di dimissioni nel segno del «nein» agli aiuti al nostro Paese. E siccome il protagonista del caso non è un tizio qualsiasi, ma il capo-economista della Bce Juergen Stark, la bufera rischia di tramutarsi in uragano. Subito dopo l’annuncio i mercati sono andati a picco, con l’euro al livello più basso da sei mesi sul dollaro, le Borse in picchiata e lo spread fra Btp italiani e bund tedeschi che ha rivisto quota 370 punti base. Persino la commissione Bilancio della Camera, che esamina la manovra, ha sospeso i lavori per discutere il caso Stark.
L’impatto delle dimissioni sui mercati è stato rapido e violento. La Borsa di Milano ha chiuso sfiorando un calo del 5%(-4,93% l’indice Ftse Mib), bruciando oltre 16 miliardi di capitalizzazione e indossando la maglia nera in Europa. Fortissime vendite hanno colpito il comparto bancario con Unicredit in discesa dell’8,22%, Banco Popolare dell’8,14%, Intesa SanPaolo dell’8,09%. Gli operatori vedono una situazione in grave deterioramento per le banche che detengono una gran mole di titoli pubblici. Gravi ribassi anche a Francoforte (-4,4%), Madrid (-4,4%) e Parigi (-3,6%). Anche Londra ha chiuso la settimana con un calo del 2,35%. Nelle piazze europee sono stati bruciati 150 miliardi di euro (anche se virtuali). Negativa l’apertura dei mercati azionari americani. Lo spread, il differenziale di rendimento fra i titoli decennali italiani e quelli tedeschi, si è di nuovo allargato verso i 370 punti base, per poi assestarsi un po’ più in basso. L’euro, già debole negli ultimi giorni, è sceso repentinamente sotto la quota di 1,37 dollari chiudendo a 1,3650, il minimo degli ultimi sei mesi e mezzo.
Ufficialmente Stark, ben noto «falco» della Bce, ha lasciato l’incarico per motivi personali, e Trichet lo ha ringraziato per il suo lungo ed appassionato lavoro nell’istituzione europeo. Ma chi segue le vicende della banca sa bene che il rapresentante tedesco nel board da tempo si trovava in una posizione critica nei confronti del presidente Trichet e della politica di aiuti alle nazioni euro in difficoltà. All’inizio di agosto, nella riunione di emergenza convocata per decidere la ripresa degli acquisti di titoli sovrani italiani e spagnoli, Stark aveva votato contro l’intervento, insieme con il governatore della Bundesbank Jens Weidemann, ed altri due presidenti di banche centrali nordiche (presumibilmente Olanda e Finlandia). Il resto dei 23 consiglieri (17 governatori nazionali più i cinque del board) avevano però votato a favore, dando il via libera al programma di aiuti. In quel momento è maturata in Stark la decisione di lasciare l’incarico, che sarebbe scaduto nel maggio del 2014. Al suo posto andrà il sottosegretario tedesco alle Finanze, Joerg Asmussen.
Le dimissioni avranno ripercussioni nell’Eurotower, ma anche nell’intera Eurozona, e ovviamente in Germania. La maggioranza dell’elettorato tedesco è contraria a un allargamento del fondo europeo «salva-Stati», che il Bundestag dovrà approvare a fine settembre, e giudica negativamente il ruolo di Angela Merkel nella crisi. Ieri la cancelliera ha ammonito: «La moneta unica si potrà mantenere solo attraverso una maggiore integrazione, che comporterà modifiche ai trattati». Nel frattempo, Berlino sta mettendo a punto un piano di protezione del sistema bancario e assicurativo tedesco, molto esposto nei confronti della Grecia, nel caso in cui Atene non ottenesse la prossima tranche di aiuti europei e dovesse dichiarare il default. «Siamo sulla lama di un coltello», ha detto il ministro delle Finanze Wolfgang Schauble in una riunione a porte chiuse con i parlamentari tedeschi.
Il caso Grecia, la questione Stark-Bce e l’allargamento del fondo «salva-Stati» con la possibilità di acquistare titoli sovrani di paesi euro sul mercato secondario, saranno al centro dell’incontro fra la Merkel e il presidente della Commissione europea, Manuel Barroso, in programma lunedì a Berlino.
«Le dimissioni di Stark dalla Bce non compromettono il ruolo politico dell’Europa», osserva il vicepresidente della Commissione Antonio Tajani, che ricorda come la Corte costituzionale tedesca abbia preso una decisione «a favore dell’euro e della stabilità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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