Albero Toscano
da Parigi
Colpi di pistola contro le auto dei poliziotti e i veicoli dei pompieri, intenti a spostarsi da un luogo all'altro nell'interminabile settima notte di «guerriglia urbana» nella regione parigina. Per fortuna non ci sono vittime, ma poteva finire molto peggio. È solo un esempio dell'estrema violenza degli incidenti notturni nelle borgate popolari intorno alla capitale francese. Nella sola notte tra mercoledì e ieri le bande di teppisti - che dicono di voler vendicare due minorenni, morti rifugiandosi in una centralina elettrica mentre temevano d'essere inseguiti dalla polizia - hanno dato alle fiamme 300 auto in sosta, due autobus, una scuola materna, un commissariato di polizia, un centro commerciale e un numero imprecisato di cassonetti della spazzatura. Il ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy ha detto che ci sono stati 41 fermi in una notte e 143 in una settimana. Come dire che ormai il bilancio è quello di una guerriglia in piena regola. C'è chi ha chiesto l'intervento delle forze armate, ma i sindacati della polizia sono insorti.
La notizia peggiore è l'estensione dell'area «calda» in cui si svolgono gli incidenti notturni. Tutto è cominciato a Clichy-sous-Bois, la località della banlieue parigina, ad alta presenza di popolazione immigrata maghrebina, in cui sono morti i due ragazzi (15 e 17 anni) nella centralina elettrica. Martedì e mercoledì gravi incidenti avevano avuto luogo a Aulnay-sous-Bois, altro centro della periferia economicamente e socialmente più disagiata. Ieri notte ci sono stati però scontri in decine di città e borgate dell'immensa (undici milioni d'abitanti) regione parigina. Ormai ben tre dipartimenti dell'area della capitale sono considerati «caldi». Gli scontri, cominciati nell'area a nord-est di Parigi, sono dilagati in quella settentrionale, occidentale e meridionale. Insomma, un po' dappertutto.
Come se non bastasse, il traffico dei pendolari è stato ieri perturbato dalla protesta dei dipendenti della metropolitana contro gli episodi di violenza verificatisi l'altra notte: bande di teppisti salgono sul metrò, insultano i passeggeri, minacciano il conduttore e - se riescono - rubacchiano qualcosa. Questi atti di vandalismo si verificano sempre al di fuori di Parigi, dove i poliziotti vanno ormai solo in nuclei consistenti e compatti. Nessun agente isolato va a pattugliare i convogli ferroviari, che diventano una facile preda per i teppisti. La magistratura ha aperto uninchiesta per omissione di soccorso a carico di ignoti in relazione alla morte dei due ragazzi, la scorsa settimana, vicenda che ha scatenato le protesta e le violenze.
La stragrande maggioranza delle banlieue non ne può più. Famiglie nate in Francia e altre provenienti dall'immigrazione si uniscono nel condannare l'iniziativa dei teppisti. Il sindaco di Aulnay-sous-Bois ha indetto per domani una giornata di protesta con una grande manifestazione silenziosa contro la violenza. Il rettore della moschea di Parigi sostiene l'iniziativa. Gli abitanti di Clichy, di Aulnay e di tanti altri centri della periferia parigina hanno l'impressione d'essere arrivati al limite della sopportazione. Alcune scuole sono chiuse. Molte persone non riescono neppure a recarsi al lavoro a causa delle difficoltà nei trasporti pubblici. Gli anziani si chiudono in casa.
Il governo cerca di passare al contrattacco, ma è diviso al suo stesso interno tra i due «cavalli di razza» del centrodestra transalpino: il primo ministo Dominique de Villepin (legatissimo al presidente della Repubblica Jacques Chirac) e il ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy, che con Chirac ha invece cattivi rapporti. «Le banlieue continuano a bruciare. Villepin e Sarkozy s'affrontano tra loro», è il titolo di prima pagina del quotidiano Le Monde di oggi 4 novembre. Incalzati dalle polemiche sulla loro ostilità reciproca, Villepin e Sarkozy hanno cercato ieri di lanciare un segnale d'unità, facendo colazione insieme e riunendosi in serata con altri ministri per parlare dell'incandescente situazione nella periferia parigina. Il primo ministro è anche andato al Senato, dove ha detto:«Lo Stato repubblicano non cederà alla violenza». Poi ha annunciato un programma di aiuti economici e sociali per migliorare la disastrata situazione delle banlieue.
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