Si finge Silvio Pellico per truffare

Il nome che si era scelto per portare avanti le imprese truffaldine non gli ha portato bene. Infatti anche questo novello Silvio Pellico, alla fine in prigione ci potrebbe finire. Come il più famoso predecessore del quale è accusato di aver rubato l’identità per intestarsi auto e altri beni. Il Pellico in questione ha 75 anni, e di certo non fa né Silvio di nome, né Pellico di cognome. Romano di nascita è residente a San Cesareo e di professione, come hanno verificato gli agenti del commissariato di Nervi che l’hanno denunciato, fa il «ladro di identità». L’indagine è partita da una querela presentata a giugno. Riguardava l’acquisto di una Fiat 500, comperata tramite un finanziamento presso la finanziaria Consel Spa, e l’inchiesta ha subito svelato che l’acquirente era un tal Silvio Pellico. «A differenza del noto poeta e membro della carboneria milanese - spiega il vicequestore Emanuela Sozzi, che dirige il commissariato - le attività del nostro uomo appaiono meno nobili». Il truffatore si procura in vario modo i dati anagrafici di cittadini ignari e pori li utilizza per fare acquisti. Così un signore residente a Gubbio, che si è visto arrivare i solleciti di pagamento della Fiat 500 da parte della società finanziaria ha sporto denuncia. Il truffatore infatti si fabbrica anche i documenti falsi che gli servono per acquistare, tra cui carta d’identità, codice fiscale, buste paga, certificati di assicurazione e poi si mette a fare spese a nome di coloro ai quali usurpa l’identità. Il passo falso che ha consentito l’identificazione è avvenuto a Roma quando il truffatore si è presentato all’ennesimo concessionario cercando di comprar una Alfa Romeo «Mito».

Ma questa volta il titolare della concessionaria si è insospettito e ha chiamato le forze dell’ordine che hanno teso una trappola: d’accordo con il rivenditore è stato chiamato per la consegna dell’auto, ma al posto della macchina nuova fiammante ha trovato le forze dell’ordine che l’hanno identificato e denunciato. E ora in prigione potrebbe finirci davvero.

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