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«Ma si è innovatori solo se si riesce a dimenticare»

«Non è un super potere tipo personaggi degli Incredibili. È una caratteristica e bisogna imparare a gestirla per poterci convivere». A spiegarci cosa significhi vivere con una memoria prodigiosa è lo psichiatra e psicoterapeuta Giancarlo Cerveri, direttore del dipartimento di Salute mentale Asst di Lodi.

Dottor Cerveri, secondo lei la super memoria è più una risorsa o un peso per chi la possiede?

«Nietzsche diceva: Bisogna imparare ad amare il proprio destino. Se una persona riesce ad accettare il proprio modo di essere, nel bene e nel male, vive con serenità. Se invece ricorda tutto il negativo del suo passato e basta, la memoria diventa una prigione. Insomma, se iniziamo ad amare una caratteristica che magari abbiamo sempre vissuto come difetto, questa diventa dote».

Però la quantità di ricordi che riaffiorano diventa un bagaglio impegnativo.

«Sì ma la memoria è connotata emotivamente e questo crea una mappa della nostra vita. Ricordando non seguiamo una verità storica ma psichica. Ad esempio, se chiediamo a un bambino cosa ricorda di una vacanza al mare avvenuta due anni prima, ci racconterà cose che noi, adulti, abbiamo considerato particolari marginali di cui magari ci siamo perfino dimenticati».

Il ricordo è sempre legato alle emozioni?

«Diciamo che le emozioni ne danno il colore. Un esempio: un mio amico libanese mi raccontò di aver perso la madre perché un missile era entrato nel loro giardino. Ovviamente per lui il ricordo rilevante era il lutto, per tutti noi è il missile che entra in giardino».

Quindi avere più memoria non significa per forza dover gestire più emozioni?

«Bisogna capire se il carico emotivo è intenso allo stesso modo per tutti i ricordi. O se invece nella mente c'è una libreria dei ricordi più grande ma la mappa emotiva è analoga a quella di una persona comune».

A volte dimenticare è un bene?

«Concedersi l'oblio è fondamentale, fa guardare al futuro. I grandi innovatori sono riusciti a dimenticare: pensiamo ad esempio a Mandela. Ha dimenticato il regime che lo ha lasciato in carcere per anni, ha guardato da un'altra parte, ha costruito. La memoria è un patrimonio, ma ci può far star male. Chi ne ha di più ha rischio maggiore. Anche il processo di oblio diventa più difficile».

Un ingegnere con la super memoria ci ha raccontato che rivivere i ricordi è come guardare dieci volte lo stesso film: si colgono sempre sfumature nuove.

«Rivivere più volte un trauma o un evento negativo è un passaggio fondamentale per distillare qualcosa di buono dalla sofferenza».

MaS

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