Si lagna ma non molla: Fini fischiato dal Fli

Il presidente della Camera non scalda la Festa tricolore e colleziona dei "buuh" all’annuncio che non lascerà la poltrona

Si lagna ma non molla: Fini fischiato dal Fli

nostro inviato a Mirabello (Ferrara)

Gianfranco Fini fischiato dai suoi. Fischi e «buuh» all’annuncio che non si dimetterà da presidente della Camera. L’imprevisto accade a Mirabello, alla trentesima Festa tricolore, un tempo feudo del Movimento sociale e ora ridotta del leader di Fli. Fini sta finendo il lungo discorso, il cielo si tinge di un colore non più detestato, gli animi si riempiono di una nostalgia da lui stesso evocata. Perché ieri è capitato anche di sentire l’ultimo segretario del Msi rimpiangere Almirante, Berlinguer e Moro.

Dopo le malinconie, Fini chiama alla mobilitazione contro il governo e a favore del referendum elettorale. «Io stesso non vi deluderò», proclama prendendo fiato. Il popolo dei nostalgici freme. Attende il proclama: mi dedicherò al partito, lascerò l’incarico ottenuto quand’ero il numero 2 del Pdl. Invece Fini li delude subito: «La mobilitazione è necessaria, fermo restando il mio dovere di imparzialità come presidente...». Dalla platea non lo lasciano finire. Hanno capito, il loro leader non mollerà la poltrona di Montecitorio. Partono i fischi e i «noooo», da varie parti si leva lo slogan proibito: «Dimissioni - dimissioni».

Finisce così la festa di Mirabello, con il comizio sbiadito di un politico condannato a essere un numero 2. Di Almirante, nel passato remoto cancellato. Di Berlusconi, nel passato prossimo rinnegato. Di Casini, nel presente tribolato. Perché la proposta politica di Fini è quella fatta sabato da Casini a nome del Terzo polo: una svolta politica, un nuovo governo, un nuovo premier e una nuova maggioranza. «In cui saremmo pronti a prenderci una quota di responsabilità», precisa Fini. Il che non significa posti di governo: «Li avevamo già, bastava restare dove eravamo». No. Fini prefigura l’appoggio esterno a «un governo non tecnico, ma responsabile» senza ribaltoni. E senza Berlusconi.

Che cosa significa in concreto? Fini non lo chiarisce. Il comizio è tutto un dire e non dire: poi ci si meraviglia se il peso elettorale del Fli è residuale. Un esempio? La legge elettorale. «Non dobbiamo avere timore nell’appoggiare un referendum abrogativo», tuona Fini. Ma che tipo di legge vuole? «Ne discuteremo dopo». C’è maggiore franchezza sulla «manovra economica degna di Fregoli»: Fini avrebbe preferito colpire i Paperoni con la patrimoniale e il prelievo straordinario piuttosto che tagliare gli sprechi degli enti locali. «Gli elettori di centrodestra non sono iscritti a un club di milionari - spiega - ma operai, impiegati, pensionati».

Il Fli c’è: Fini lo ripete come un mantra. Non è un’entità virtuale. «Ripeterei tutto ciò che ho fatto nell’ultimo anno, alzerei ancora quel dito accusatore. Non ho dubbi sulla bontà di quanto dissi un anno fa. Non siamo pentiti. Non abbiamo esagerato a rompere con il Pdl, i fatti ci hanno dato ragione. Dobbiamo andare avanti con maggiore determinazione». Tuttavia lo statuto del partito (Italo Bocchino annuncia di aver «messo bandierine in tutta Italia») continua ad avere un articolo unico: combattere Berlusconi. «Il Pdl è privo di qualsiasi cultura delle regole. Il governo ha alimentato la disgregazione nazionale. Ha costruito un Paese del tutti contro tutti. Le sue politiche economiche hanno accresciuto l’ingiustizia sociale. Mai e poi mai avrei pensato di essere governato da un personaggio che osa disprezzare il Paese di cui è alla testa e usa le istituzioni esclusivamente per fini personali e di parte».

L’alternativa c’è, garantisce Fini, benché precisarne i contorni non sia facile: «È nella società civile. Nell’Italia onesta, pulita, libera». E nel palazzo della politica? «Il Terzo polo dev’essere un’unione di forze che vanno all’attacco, con il coraggio di pensare in grande e candidarsi alla guida del Paese, contro il becerume leghista e il peggiore estremismo della sinistra.

Deve guidare la battaglia per abolire le province, dimezzare il numero dei parlamentari, modificare la legge elettorale, fare le riforme che non sono state fatte negli ultimi anni». Già. E Fini dov’era negli ultimi anni?

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