Si litiga sulle case ai rom mentre è pronto lo sgombero di Rubattino

C’è chi non esita a definirla una «bomba sanitaria». Il vicepresidente del consiglio comunale Stefano Di Martino ieri ha lanciato l’allarme sul campo nomadi abusivo di via Rubattino, l’area dell’ex Maserati dove da mesi sono accampati circa 200 rom sotto capannoni semidistrutti, circondati da topi e rifiuti. L’esponente del Pdl chiede «l’intervento immediato del ministro dell’Interno Roberto Maroni, affronti il problema rom in modo concreto ed efficace». E le forze dell’ordine secondo indiscrezioni dovrebbero sgomberare la zona se non oggi entro la fine della settimana, la baraccopoli ha i giorni contati. Ma Di Martino ribadisce che è necessario l’intervento del Viminale per trovare «una soluzione che sia definitiva, o tra qualche settimana ritroveremo queste persone in un’altra zona della città». Non è la prima volta che gruppi di nomadi si accampano al Rubattino: nel novembre scorso oltre 200 persone, dopo aver subito ripetuti sgomberi arrivarono a occupare una chiesa.
Ma dal Rubattino al Triboniano, le «soluzioni definitive» per i rom continuano a spaccare partiti e pure il Comune dalle altre istituzioni. Ieri il sindaco Letizia Moratti ha incontrato a Palazzo Marino Gian Valerio Lombardi, in vista dell’incontro oggi a Roma tra Maroni e i prefetti di Milano, Roma e Napoli sui piani per affrontare l’emergenza nomadi. Per chiudere entro fine anno quattro aree regolari (via Novara, Bonfadini e i due campi di Triboniano), crearne una a rotazione in via Idro e puntare all’obiettivo dichiarato dalla Moratti «non più di mille rom in città entro il 2011», il ministero degli Interni ha stanziato 14 milioni di euro. E Maroni non avrebbe digerito la scelta del sindaco di concedere alloggi popolari a 25 famiglie rom per liberare Triboniano dove devono partire al più presto i cantieri per una strada diretta all’area Expo. Già ai leghisti va di traverso che vengano spesi tanti soldi pubblici per i nomadi, figurarsi se gli si concede pure una scorciatoia nelle liste d’attesa dell’Aler. L’escamotage dell’amministrazione prevede di sistemarli in una quota di case che le associazioni possono assegnare direttamente a casi sociali urgenti. Ma «le famiglie del Triboniano non possiedono comunque i requisiti previsti dal regolamento regionale per queste situazioni - avverte l’assessore alla Sicurezza della Provincia, il umbard Stefano Bolognini -. Per alleggerire i campi il ministro ci ha “messo la faccia“ e ha assegnato importanti fondi da spendere anche per interventi sociali, dall’accoglienza dei minori non accompagnati a borse lavoro, progetti per il rimpatrio assistito. L’assegnazione di case non era contemplata e il sindaco ha fatto un grosso autogol, uno schiaffo alle 22mila famiglie in lista di attesa, se ascoltasse di più Maroni e la gente che vive nelle case popolari non sarebbe arrivata a una decisione così assurda e su cui mi auguro faccia un passo indietro, ha sbagliato completamente». Lasciando bene intendere che il dietrofront potrebbe arrivare oggi direttamente da Maroni al prefetto. Con uno cambio del mittente ma non della sostanza, l’assessore alla Sicurezza della Regione invita il ministro Maroni a «non «diventare un agente immobiliare che favorisce l’assegnazione della casa ai rom. Non devono essere penalizzati i cittadini italiani ». Chiede a Maroni «di convincere il prefetto a rivedere il piano di assegnazione delle case popolari ai rom».

Ma la Lega rimanda La Russa alla delibera che ha votato in giunta regionale il 5 agosto, per assegnare i 25 alloggi (anche uno da 6 vani, in via delle Forze Armate) al progetto. Per bloccarlo, il presidente di zona 6, Massimo Girtanner è pronto a «promuovere un referendum».

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