Sedicimila firme, solo a Castelletto e dintorni, in una decina di giorni, dovrebbero far riflettere lassessore alla Sanità Claudio Montaldo. Soprattutto in tempi di elezioni. Eppure tanti «no» alla chiusura dellospedale Evangelico non sembrano condizionare una giunta che ha in mente di cancellare 17 ospedali sui 27 oggi aperti in Liguria. Tanto che gli effetti della sola «idea» di Montaldo (che pure ieri ha negato di voler chiudere lospedale) e Burlando si sono già fatti sentire. DallEvangelico è iniziata la fuga. Le donne che stanno frequentando il corso pre-parto o che hanno già programmato di far nascere i loro figli in uno dei migliori reparti di maternità e ostetricia di Genova sono in allarme e chiamano in continuazione lospedale per sapere se chiude oppure no. In chirurgia, altro reparto riconosciuto di «eccellenza», va anche peggio. Il perché lo spiega Ezio Alfieri, presidente del «Comitato evangelico per la difesa dellOei» e del Concistoro della Chiesa evangelica valdese di via Assarotti. «A Genova è stato raggiunto un accordo di portata storica - spiega -. La chiesa cattolica proprietaria del Galliera e quella valdese cofondatrice dellEvangelico hanno raggiunto un accordo ecumenico secondo il quale deve esserci uno scambio tra personale e reparti dei due ospedali. Cioè i chirurghi dellEvangelico operano anche al Galliera e viceversa. Nei fatti però questo accordo vale solo in una direzione: i nostri chirurghi hanno la possibilità di andare una sola volta alla settimana a operare al Galliera, mentre qui da noi i medici del Galliera hanno sempre a disposizione la struttura. E questo purtroppo, per una scelta di chi gestisce la sanità, non per volontà delle due chiese, finisce col provocare un allungamento delle liste dattesa allEvanglico. Non vorremmo fosse un preciso disegno».
Anche perché la chiusura dellEvangelico sembra un rischio concreto, nonostante la certificazione Iso di qualità. Nonostante i 300 dipendenti. Nonostante il fatto che lEvangelico non abbia mai provocato problemi di bilancio. «Queste dichiarazioni creano allarmismo - spiegano i rappresentanti del comitato -. Montaldo dice di voler chiudere maternità, un reparto modello, perché non cè la rianimazione. In realtà si tratta di un reparto di terapia intensiva: basta che ce lo chiedano e abbiamo già due sale pronte. Quanto alla neonatologia, qui ce lhanno solo San Martino e Gaslini, allora perché non chiudere tutti gli altri ospedali e cliniche private?»
A difesa dellEvangelico si schiera Sandro Biasotti, che «ospita» in Regione i rappresentanti del comitato e del concistoro valdese. «Queste scelte confermano il fallimento della politica sanitaria di questi due anni - attacca Biasotti -. Ma poi, quale politica? E quale Sanità? Qui ormai non cè né una né laltra: sono aumentate le tasse, sono aumentate le liste dattesa, è stato venduto il patrimonio della Regione, lassessore è commissariato dal governo e lunico obiettivo qual è? Quello di buttare via un ospedale gioiello, un reparto dove nascono 750 bambini allanno.
Si parla di chiusura, lEvangelico muore
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