Medicina

Si può combattere l’affaticamento dei malati oncologici

Gianni Mozzo

L’astenia, uno dei disturbi sempre più frequentemente riferiti dai pazienti oncologici come limitante la loro qualità di vita, è un problema spesso sottovalutato dall’oncologo medico che rivolge più attenzione al dolore e/o al trattamento della malattia stessa.
Diversi sono i meccanismi che, agendo contemporaneamente, in un quadro patologico così complesso come la patologia tumorale, possono essere implicati nell’insorgenza dell’astenia. Tra essi sono da annoverare i trattamenti oncologici (chemioterapia, radioterapia, chirurgia), l’anemia, i disturbi metabolici, gli squilibri idro-elettrolitici, le problematiche di tipo psicologico ed altre eventuali malattie concomitanti.
Per quanto riguarda i trattamenti oncologici l’astenia è sempre più spesso considerata un importante effetto collaterale della chemioterapia. Circa l’80 per cento dei pazienti sottoposti a trattamenti antiblastici riferisce, infatti, l’insorgenza precoce di astenia moderata o grave già dopo il primo ciclo di chemioterapia spesso lamentandone la persistenza anche dopo la fine del trattamento. Le interferenze dei farmaci antiblastici con il metabolismo del glucosio e degli acidi grassi possono causare un ulteriore peggioramento dello stato dismetabolico indotto dalla patologia tumorale. L’astenia può essere quindi una delle tante manifestazioni cliniche indotte delle alterazioni metaboliche che caratterizzano il paziente oncologico.
Le alterazioni del metabolismo energetico coinvolgono la carnitina, una sostanza endogena incaricata del trasporto degli acidi grassi a catena lunga dal citoplasma all’interno della matrice mitocondriale, dove vengono ossidati per la produzione di energia. È stato inoltre dimostrato che sia nel tessuto tumorale che in quello non tumorale dei pazienti oncologici, la carnitina ed il suo sistema sono espressi in modo anomalo con conseguente marcata riduzione dell’ossidazione degli acidi grassi carnitina-dipendenti. Inoltre si è visto che la somministrazione di diversi chemioterapici induce una ulteriore disregolazione del sistema delle carnitine con conseguenti anomalie del metabolismo glucidico, lipidico e proteico. Alcuni farmaci antiblastici causano, infatti, una dispersione urinaria di carnitina ed altri come le antracicline e i taxani interferiscono con gli enzimi carnitina-dipendenti localizzati a livello mitocondriale. In entrambi i casi la disfunzione del sistema della carnitina, quindi del metabolismo energetico, può provocare fenomeni di astenia dopo la chemioterapia.
Parliamo del problema col dottor Francesco Graziano, che dirige l’Unità operativa di oncologia dell’ospedale di Urbino e che, col suo gruppo di lavoro, ha condotto uno studio multicentrico sugli effetti della L-carnitina nei pazienti con deficit energetico seguito a chemioterapia. «Il nostro studio» spiega «ha riguardato cinquanta malati di entrambi i sessi, portatori di tumori solidi con metastasi, sottoposti in precedenza a chemioterapia con cisplastino o carboplatino». Lo studio in parola, pubblicato sul British Journal of cancer, prevedeva la somministrazione quotidiana (per via orale) di 4 grammi di L-carnitina. I pazienti, che non soffrivano di anemia, hanno avuto evidenti vantaggi. La loro qualità di vita è nettamente migliorata, l’astenia si è notevolmente ridotta, i livelli di carnitina sono tornati normali.

Il dottor Graziano ci informa che sta per partire un nuovo studio italiano, che stavolta interesserà oltre duecento pazienti.

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