Benny Casadei Lucchi
nostro inviato a Sakhir
La forza di un team si avverte non solo dalle vittorie, ma da come le si festeggiano. Flavio Briatore e Fernando Alonso lhanno fatto con pacatezza. Il campione del mondo si è concesso una sola vera divagazione, ormai di rito in F1: salire sullabitacolo per fare la mossetta del culturista che mostra i muscoli - sostiene qualcuno - o del torero - dicono altri -, «ve lo svelerò durante la stagione, ora è un segreto», dice invece lui. Poco prima, durante il giro donore, con la mano aveva imitato la papera che parla, riferendosi a una trasmissione spagnola. Dopo questi chiamiamoli eccessi, è mestamente calata la nebbia sul comitato brindisi e applausi di casa Renault.
Il messaggio è stato chiaro: siamo forti e abituati a vincere. «In fondo - ha detto Briatore - non è il primo successo del 2006, ma il nono del 2005. Però mi dispiace davvero per Fisichella, quel guasto, sono cose che non devono accadere, non possiamo pensare di lottare per il mondiale con unauto e mezza in pista». Il romano si è infatti ritirato dopo che al calo di potenza, patito sabato e ritornato ieri, si era aggiunto un guaio idraulico: «Lunico aspetto positivo è che lauto è davvero veloce, in Malesia, domenica, voglio rifarmi».
Incrocia le dita, lItalia che non vede solo rosso e le incrocia Briatore che prima di scappare assieme agli sceicchi fa anche i complimenti ad Alonso «ma soprattutto ai meccanici che con un pit stop fenomenale lhanno mandato in pista davanti a Schumacher» e avverte: «La Ferrari? Aspettiamo la Malesia per giudicarla». Per la verità, si può già farlo, ma tantè: il primo Gp dellanno racconta infatti di una Rossa di nuovo competitiva, di Schumi partito a missile e Massa che, proteggendo se stesso da Alonso, ha protetto Schumi. Peccato per lerrore alla prima curva del giro 8, troppo in scia ad Alonso, con la Ferrari che diventa saponetta e Felipe che sfila come una palla di bowling e taglia la strada allo spagnolo che, se solo avesse potuto frenare anche con i piedi, lavrebbe fatto. «Sono stato proprio fortunato a non venire colpito; tra laltro stava andando fortissimo, sentivo la sua pressione, e quando è uscito mi sono levato un problema: da quel momento ho potuto dedicarmi solo a Michael - dirà il campione del mondo, per poi aggiungere - nella prima parte, la Ferrari era più veloce di noi, non potevo far nulla, era già buono essere riuscito a passare Massa nel primo giro; poi, sono stato fortunato e il team bravissimo nellultimo pit stop, quando sono tornato in pista davanti a Schumi di un niente. Eravamo veloci uguali, sapevo che era lunico modo per battere Michael e la Ferrari e vincere la corsa. Viste come sono andate le cose, so che siamo forti, ma non siamo i più forti: questanno ce la giochiamo in tre o quattro».
Vero. E il podio parla chiaro: Alonso, Schumi e Raikkonen per un trio che sa di abbonamento fisso, perché Michael ora che sente lodore della preda non mollerà facilmente, perché Alonso è un mastino fotocopia del tedesco ma con tredici anni di meno. E poi cè lalgido uomo del Nord, Raikkonen. Partiva ultimo perché sabato la sospensione della McLaren è saltata distruggendo anche lalettone; partiva ultimo e a metà del primo giro era tredicesimo; partiva ultimo ed è andato a podio dopo aver guerreggiato per tutta la gara con una tonnellata di benzina in più e facendo una sola sosta. «In effetti ho passato cinque giri da incubo con le gomme andate e la Honda dietro che incalzava. Forse possiamo lottare anche noi per il titolo, forse avevamo sottovalutato la nostra auto, è molto veloce - ci pensa un attimo - però lo era anche lo scorso anno».
Il resto del mondo viene dopo, quarto Jenson Button con la Honda, quinto Montoya, e a seguire le due Williams di Webber e del sorprendente debuttante Nico Rosberg. Sorprendente come Rubens Barrichello con la Honda: il compagno di Rubinho ha concluso quarto, lui quindicesimo. Qualcosa di già visto?
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.