Okkupazioni eccellenti ieri mattina a Roma. Prima il «parlamentino» del I Municipio, poi, addirittura, il Colosseo. Due proteste simboliche contro Veltroni, messe in piedi da Action (in via Giulia) e dal Comitato popolare di lotta per la casa, che ha invece scelto il primo anello dellanfiteatro Flavio per manifestare sullemergenza abitativa. Due proteste rientrate dopo aver incassato le molteplici promesse del Campidoglio, che piuttosto che stigmatizzare le due invasioni ha preferito, e daltronde siamo in campagna elettorale, promettere «soluzioni».
Il primo episodio è avvenuto alle 9.30, quando alcune decine di attivisti di Action hanno fatto irruzione nella centralissima sede del primo municipio, reclamando dal parlamentino di Lobefaro un «censimento delle persone che abitano in immobili occupati da Action nel centro storico della capitale». Monitoraggio che coinvolgerebbe lex scuola «Angelo Mai» di via degli Zingari e gli edifici occupati di via Carlo Felice e di via Maria Adelaide. Ma Action ha anche rivendicato il suo ruolo di «agenzia di fatto per la casa», domandando di poter accostarsi allamministrazione del Municipio nella gestione dello sportello casa che il parlamentino del centro storico ha aperto da mesi. I settanta manifestanti, al termine di un incontro con il vicepresidente, il diessino Fabio Zuccarelli, hanno strappato un accordo di massima per la prima delle due richieste, ottenuto il quale hanno abbandonato la sede di via Giulia quando era ormai passato mezzogiorno.
Proprio intorno a quellora è andata in scena la clamorosa «okkupazione» del Colosseo, tra gli sguardi perplessi dei turisti, con un gruppo di sei persone che si è affacciato agitando fumogeni accesi dal primo anello dellanfiteatro e calando, a pochi metri dalla lapide che ricorda il restauro del monumento da parte di Pio IX, due striscioni: «Dalla basilica allAngelo Mai alle periferie. Veltroni rieccoci» e «Non si vive sulle lotte degli altri». Lì sotto, un centinaio di sfrattati italiani e stranieri «supportava» la protesta, che ha avuto anche un momento di tensione quando altri 15 manifestanti hanno forzato gli ingressi per raggiungere i sei «okkupanti» originari. Tra le rivendicazioni del gruppo, che chiedeva un incontro con il primo cittadino o con un delegato della Giunta, la destinazione ai senza casa delle «case Tav» (gli alloggi requisiti in VII municipio per i lavori dellAlta velocità), che secondo i manifestanti lassessore Minelli avrebbe promesso da tempo, la «salvaguardia» dellAngelo Mai e delle sue attività culturali, e infine la questione «Ponte di Nona», i cui abitanti già a fine febbraio avevano contestato il sindaco a margine di un convegno sulle periferie. «Abbiamo occupato perché abbiamo delle vertenze aperte con il sindaco Veltroni - ha spiegato Gino Chiapparelli, tra i più attivi militanti di Ponte di Nona - e chiediamo un nuovo incontro con il primo cittadino. Su Ponte di Nona non abbiamo avuto nessuna risposta sulle nostre tre principali richieste: lapertura di una farmacia, di un ufficio postale e di un ufficio anagrafico».
Ma loccupazione «a oltranza» del monumento è finita poco dopo, intorno alle 13, quando nel Colosseo è entrato un gladiatore diplomatico, Luca Odevaine. Il vicecapo di gabinetto di Veltroni ha pianificato lincontro richiesto dal comitato di lotta con il sindaco e con gli assessori Minelli, DAlessandro ed Esposito e ha dato la «massima disponibilità» a trovare alternative rispetto alledificio in zona Ostiense che il Campidoglio aveva offerto per trasferire le «attività culturali» dellAngelo Mai. E per fugare ogni dubbio, lo stesso Veltroni nel pomeriggio ha tenuto a precisare che «certamente troveremo una soluzione per lAngelo Mai per le famiglie che vi abitano e le attività culturali che vi si svolgono».
Così, al termine della lunga mattinata per la sinistra di governo capitolina, il consigliere comunale Marco Marsilio ha attaccato Veltroni e la sua giunta. «La sinistra - ha spiegato lesponente di An - raccoglie ora ciò che ha seminato. Da due anni alimenta i gruppuscoli dellestrema sinistra sul tema esplosivo e delicato dellemergenza abitativa.
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