Controcultura

Come si sopravvive a un papà scienziato

È vero, come scrive Massimiliano Parente nella sua Introduzione, che il libro di Giulia Bignami è dissacrante ed esilarante e anche, allo stesso tempo, commovente.

Come si sopravvive a un papà scienziato

È vero, come scrive Massimiliano Parente nella sua Introduzione, che il libro di Giulia Bignami è dissacrante ed esilarante e anche, allo stesso tempo, commovente, perché fra decine di avventure famigliari spassosissime e raccontate con uno humour non comune in una scienziata (non è un pregiudizio: per conferma, si veda il capitolo sulle barzellette dei fisici teorici...), quello che emerge, sano e salvo a bordo della Zattera astronomica (Baldini+Castoldi) dell'autrice è il suo infinito amore per il papà Giovanni, amore ricambiatissimo, si capisce subito. Insomma questo romanzo è sì il racconto di «Come sopravvivere a un papà scienziato» (e anche a una mamma, Patrizia Caraveo, astrofisica come il marito, morto nel 2017) ma è, soprattutto, una dolcissima lettera d'amore, certo scritta su una carta immersa in ingenti quantità di ironia, rigore scientifico, sano distacco dall'ambiente accademico e dalle sue storture (incluso un certo narcisismo), comicissimi resoconti delle manie paterne e della loro influenza talvolta nefasta sui destini altrui (specialmente in vacanza) e divagazioni astrofisiche che, proprio grazie all'umorismo dell'autrice, sono ancora più interessanti. Per esempio, se Giulia Bignami dà alcuni consigli molto importanti su come non tentare di costruire una zattera su una spiaggia ligure, spiega anche come darsi alla caccia di satelliti fissando un cielo estivo debitamente non rischiarato da fonti luminose (è ovvio che, nonostante l'astrofisico fosse il padre, la vincitrice di questi tornei molto specialistici sia stata, alla fine, proprio l'autrice; ultima arrivava invece la nonna, alla quale era consentito identificare gli aerei per racimolare punti).

Con Giulia Bignami e il papà Giovanni ci si avventura nei corridoi dell'Accademia dei Lincei, pieni di professori/mummie arrivate direttamente dal Museo egizio di Torino (sempre tutto molto illustre, per carità), su balconi scavalcati in mancanza di chiavi di casa (con professori che rimangono appesi nel vuoto al sesto piano), in cene imprevedibili con scienziati boriosi e ancora più boriosi premi Nobel con discutibili maniere di stare a tavola e mangiare il risotto, discorsi di astronauti sulla pipì in orbita (non vi interessano?, neanche all'autrice sono mai interessati, ma le è sempre toccato sorbirseli), spiegazioni dettagliate dei «suoni» emessi dalle Pulsar ricevute fin dalla tenera età di sei anni, singolari test (veri) sulla propria scatola cranica e immaginari test sui gravitoni e sugli anti-gravitoni (forse).

Una infanzia con due genitori scienziati può apparire meravigliosa, e vedendola scorrere davanti ai propri occhi a bordo della Zattera di Giulia Bignami sembra proprio così, pare un enorme privilegio galleggiare su quel mezzo di trasporto mai costruito; eppure si può incappare in una serie di imprevisti, anche poco piacevoli, soprattutto se il padre di famiglia ha certe passioni atletiche smisurate che lo portano a durissime sessioni di triathlon sui sentieri liguri, o una predilezione assoluta per i formaggi straripanti di vermi...

Come detto all'inizio, anche Giulia Bignami, come i genitori, è una scienziata (oltre che collaboratrice del nostro Giornale), però non ha seguito la strada delle stelle: si è laureata in chimica, poi ha preso un dottorato all'Università di St Andrews in Scozia e si è trasferita a Edimburgo, dove lavora come ricercatrice clinica.

Leggendo il suo libro si ride molto, e viene una gran voglia di cacciare satelliti nel cielo.

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